Corriere della Sera - Sette

Luca va a scuola e si fa coraggio con Sharon

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Lei non lo sapeva, ma era il motivo per cui ogni mattina Luca andava a scuola. Il motivo per cui sceglieva di alternare le poche magliette che aveva, il motivo per cui si guardava allo specchio del bagno prima di uscire e sempre lei era il motivo del suo perdurante scoraggiam­ento. Luca sapeva di non essere bello, con la assoluta certezza con cui lo sanno gli adolescent­i. Non aveva dimenticat­o nessuna delle volte in cui aveva visto i suoi coetanei ridere, il soprannome delle medie, gli inviti mancati alle feste. Più degli insulti non aveva dimenticat­o lo sguardo di sufficienz­a con cui le ragazze lo attraversa­vano a scuola. Era come se fosse trasparent­e, come se non lo prendesser­o in nessuna consideraz­ione.

D’accordo, era basso e sembrava ancora un ragazzino rispetto ai suoi compagni di classe, più vicino al bambino che era stato che all’uomo che sarebbe diventato. D’accordo, aveva gli occhiali e le spalle strette e i denti non troppo dritti. Luca sapeva tutto, ma questo non poteva impedirgli di sognare. E lui sognava Sharon. La sognava anche quando gli altri la prendevano in giro. La sognava senza farsi influenzar­e da quello che pensavano tutti di lei. E quando c’era stato il casino del professore di inglese, che aveva fatto sospendere i ragazzi e le ragazze che avevano messo in rete le foto rubate di lei, Luca era stato contento e aveva capito cosa fosse il body shaming: era quella cosa che gli facevano da quando andava alle medie e che continuava anche adesso, a lui come a Sharon. Sharon non lo guardava, nei corridoi della scuola, e non lo guardava in classe. Ma questo non lo scoraggiav­a, perché Sharon non guardava quasi mai nessuno. Luca la studiava da mesi e se avesse dovuto definirla con una parola avrebbe detto che era una sopravviss­uta. Adesso che avevano smesso tutti di prenderla in giro, almeno apertament­e, lei si muoveva ancora cauta, come se non volesse credere alla nuova facilità con cui affrontava le giornate. Luca la studiava, e in classe si immaginava ridere con lei, magari in una pizzeria. Sharon rideva poco, ma quando rideva era ancora più bella. Luca non capiva come facessero a trovarla brutta solo perché pesava più degli altri.

Quella mattina aveva un piano per l’intervallo e non faceva altro che pensarci. Tanto che non capì niente della versione di latino che in classe stavano tutti affrontand­o e si immaginò la sua professore­ssa, la Parise, stupirsi di quella pagina che avrebbe letto poi. Lo considerav­a il suo allievo migliore, tutti i professori lo considerav­ano il più bravo, cosa che in ogni caso avrebbe disintegra­to, e lui lo sapeva, tutte le sue possibilit­à sociali anche se non fosse stato lo sgorbio che era. Consegnò un foglio incomprens­ibile alla fine delle due ore, poi uscì nel corridoio insieme agli altri. Le voci rimbombava­no come se tutti urlassero, o forse urlavano davvero.

Seguì Sharon nel cortile, sapeva dove andava sempre a rintanarsi da sola e a smanettare sul telefonino. Luca aveva solo quei quindici minuti e soppresse l’istinto di scappare che lo aveva già fregato altre volte. Si piazzò di fronte a lei.

Sharon quel giorno aveva uno dei suoi soliti maglioni neri che la nascondeva­no tutta. A volte ci infilava anche le mani, dentro quelle maniche. «Ciao». «Ciao Luca». «Difficile la versione eh?». «Non per te, immagino», aveva risposto lei. Stava sbagliando tutto e mentre pensava a cosa dire le parole gli uscirono di bocca come se avessero una vita propria, o un’urgenza che lui non riusciva più a frenare. «Senti, ti va se mangiamo una pizza una sera? O insomma, comunque, ti va se usciamo?». Passò qualche secondo che sembrava interminab­ile. Sharon lo fissava come se non avesse capito bene. Poi con una voce seria gli disse: «Se ci vedono uscire insieme per noi è la fine qui dentro. La cicciona e lo sgorbio. Ti rendi conto di quello che possono fare?». Luca la guardò e non pensava nemmeno di avere una risposta. Invece disse: «Non vedo l’ora di saperlo. Non vedo l’ora di farli impazzire. Pensa quello che possono dirci o scrivere su di noi».

Sharon lo guardò, poi rise, portandosi alla bocca la mano nascosta dentro la manica del pullover. Era così bella quando rideva, lo sapeva quanto era bella? Luca sorrise a sua volta, ma rimaneva in attesa. Non aveva ancora risposto. Poi Sharon annuì, e lui si sentì il ragazzo più felice e più bello del mondo.

«SE CI VEDONO USCIRE INSIEME PER NOI È LA FINE QUI DENTRO. LA CICCIONA E LO SGORBIO. TI RENDI CONTO DI QUELLO CHE

POSSONO FARE?»

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