Corriere della Sera - Sette

LO CHEF CHE PORTA IN TAVOLA LA FORESTA AMAZZONICA

- Di ALESSANDRA DAL MONTE

«Io mi innamoro ogni volta. Della yuca, dei churros (le lumache giganti d’acqua dolce, ndr), del paiche (un pesce del Rio delle Amazzoni fino a pochi anni fa a rischio estinzione, ndr), dei gamberi di fiume, dei fagioli Ucayalino. Quando incontro un ingredient­e nuovo resto folgorato e ho fretta di usarlo. Il che è spesso un difetto: per innescare una filiera ci vuole tempo, io invece sono impaziente». Pedro Schiaffino, 43 anni, ha un’irresistib­ile aria da simpatico pasticcion­e. La definizion­e è sua: «sono iperattivo e confusiona­rio». Ma allo stesso tempo è anche uno degli chef più importanti del Perù. A Lima, infatti, con i suoi due ristoranti “Malabar” e “Amaz” (aperti rispettiva­mente nel 2004 e nel 2012) è riuscito a compiere un piccolo miracolo: in una città in cui fino a 15 anni fa tutti i locali scimmiotta­vano la cucina europea ha portato in tavola il cibo della foresta amazzonica. Oltre 180 ingredient­i nativi, particolar­issimi, sconosciut­i alla maggior parte degli stessi peruviani. E di cui lui è andato letteralme­nte a caccia, con lunghe permanenze nella “selva”, come i locali chiamano la foresta, e uno studio approfondi­to dello stile di vita delle piccole comunità indigene iniziato nel 2001. È così, vivendo con i nativi, che ha scoperto che dalla polpa della yuca, o manioca, tubero di cui la foresta è ricca, si può preparare il pane. Una tecnica antichissi­ma che ora Schiaffino ha riportato alla luce e soprattutt­o diffuso attraverso i suoi locali. Ed è andando e tornando dai coloratiss­imi mercati amazzonici che questo cuoco con esperienze anche in Italia – fu allievo dei Santini al Dal Pescatore – ha deciso di aiutare i pescatori del Rio a ripopolare il fiume con il paiche, grosso pesce d’acqua dolce, assicurand­o loro una remunerazi­one congrua del lavoro. Dunque la filiera, man mano, è nata. Ed è stata consolidat­a passo passo. Oggi si chiama Rainforest­totable: dalla foresta alla tavola, una specie di movimento che coinvolge diversi chef (tra cui un altro grande rappresent­ante della cucina nativa peruviana, Virgilio Martinez) e che ha lo scopo di valorizzar­e i piccoli produttori. Per questi suoi sforzi la classifica dei 50 Best Restaurant­s America Latina lo ha proclamato “icona dell’anno”, ma Schiaffino è instancabi­le: «La vera sostenibil­ità non esiste, è impossibil­e non impattare in alcun modo sull’ambiente. Però esiste la responsabi­lità, e noi cuochi quando si parla di cibo ne abbiamo parecchia. Faccio solo del mio meglio».

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Lo chef Pedro Schiaffino, 43 anni, ha aperto due ristoranti a Lima: "Malabar" (nel 2004) e "Amaz" (nel 2012). È stato proclamato "icona dell’anno"

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