Mestieri al femminile la regola che spiazza
Il musicista Nicola Piovani mi ha messo in crisi. Ero molto scettico (un po’ lo sono ancora, ma molto meno) sulla femminilizzazione coatta di cariche pubbliche e mestieri che non dovrebbero più essere definiti nel genere maschile se vengono esercitati da donne. “Sindaca” non mi piace, “ministra” nemmeno: mi sembra che “suonino male”. Poi però Nicola Piovani mi ha messo un dubbio. Anche altri e altre ne hanno scritto, ma io non me n’ero accorto e quindi ne scrivo solo adesso. Ho capito che avrei dovuto riesaminare alcuni miei consolidati pregiudizi quando Piovani ha scritto su Twitter: «I lavori socialmente rilevanti, declinati al femminile, secondo alcuni “suonano male”: ingegnera, consigliera, cavaliera, ministra, avvocata, sindaca. Mentre “suonano bene” i lavori più “umili”: cameriera, infermiera, portiera, locandiera, bidella, vivandiera». Cioè mi “suonava male” solo la femminilizzazione che riguardava ruoli di prestigio solitamente occupati da maschi, mentre non mi dava alcun fastidio, anzi mi sembrava perfettamente naturale, che ruoli meno prestigiosi potessero essere declinati al femminile. Ed effettivamente è abbastanza scontato che in una scuola la preside resti preside anche se è donna, ma la bidella, in un gradino socialmente inferiore, prenda facilmente il posto del bidello; che in un ospedale non ci sia la chirurga ma ci sia l’infermiera; che in uno studio legale l’avvocato non abbia nessun imbarazzo a chiamare segretaria la sua segretaria; mentre per un segretario che svolge le stesse mansioni della segretaria è difficile rivolgersi al capufficio con uno squillante «avvocata».
Inferiorità di genere e inferiorità sociale nel linguaggio tradizionale vanno a braccetto ed è sinceramente difficile trovare esempi che contrastino con pari efficacia quelli elencati da Piovani. Fanno parziale eccezione “direttrice”, oppure “disegnatrice”, ed è difficile collocare abitudini lessicali inveterate come “dottoressa e “professoressa”. Eventualmente ci sarebbe da aggiungere che mestieri meno di prestigio non sempre accettano con la costanza illustrata da Piovani la femminilizzazione delle definizioni: “muratora” è molto raro, anzi inesistente, come “idraulica” o “falegnama”, ma forse questa differenza è dovuta alla forza fisica che quei mestieri comportano e che tradizionalmente viene attribuita a una facoltà muscolare maschile. Tanto è vero che “operaia” viene usata senza che questa definizione “suoni male” , forse perché non necessariamente l’attività operaia comporta un dispendio notevole di energie muscolari. “Guardarobiera” lo accettiamo, non “suona male”. Ma come “suonava male” l’eventuale “editora” attribuita a Inge Feltrinelli, visto che
OSSESSIONI
IL MUSICISTA NICOLA PIOVANI HA NOTATO CHE I LAVORI UMILI (CAMERIERA)˝SUONANO BENE˝, QUELLI DI PRESTIGIO (AVVOCATA) NO
“editrice” contiene in sé un significato diverso. In compenso, nell’ambito delle parziali eccezioni, “giornalista” è uguale sia per le donne che per gli uomini: forse il giornalismo non “suona bene”. Resta il fatto che il linguaggio non è neutro e che il “suonar bene” o il “suonar male” sul maschile e il femminile è il frutto di un condizionamento culturale profondo. Non ci avevo pensato prima, ma ora, per colpa di Piovani, ci penso. Piovani il musicista, non il musicisto.