LA MINI DIVENTA GRANDE (MEZZO SECOLO DOPO)
MOTORI
Anche se chiamare mini un’auto lunga più di 4 metri (e larga 1,8) è una licenza poetica, non si può negare che la nuova Mini conserva un paio di connotati, sia pure “rivisitati”, della progenitrice: il design (ancora inconfondibile) e l’agilità (il cosiddetto go kart feeling).
Prendiamo lo stile: a più di mezzo secolo dalla prima Mini, alcune peculiarità di quel modello sono ancora attuali. Le linee della carrozzeria, il “sorriso” della calandra tra gli “occhi” dei fari, l’assetto basso e allargato, che lascia intendere quanto sia elevata la tenuta… Certo, la gestione Bmw ha portato alla Mini anche molti, e sostanziosi, cambiamenti. Ma è grazie a essi che la storia di uno dei progetti più belli e interessanti della storia dell’auto ha potuto rimettersi in marcia.
Tra le innovazioni più gradite del mercato, per esempio, c’è da annoverare l’invenzione della variante Countryman, ossia la Mini in formato suv, anche con trazione integrale: impensabile fino a non molti anni fa. Altrettanto “sorprendenti” la ibrida plug-in e l’elettrica pura.
Versione country
La Countryman è una delle varianti più versatili della gamma: abitabilità per cinque persone, grande vano bagagli (da 450 e 1.390 litri), molti allestimenti (One, Cooper, Cooper S e John Cooper Works), motori a benzina e Diesel. Si parte dal 3 cilindri a benzina 1.5 da 102 cv della One e si arriva ai 190 cv della Cooper S, per salire ai 306 cv della John Cooper Works. I Diesel sono un po’ più moderati: il 3 cilindri 1.5 ha 116 cv; il 4 cilindri 2.0 ne ha 150 o 190.