Sconcerti come Brera Riprendete in mano Figurine e capirete
STEFANO STEFANEL (Udine) non ha gradito Il colibrì di Sandro Veronesi: «È un libro scritto da uno che sa scrivere veramente bene, ma che si è accartocciato su una trama improbabile e citazioni anche stucchevoli (il finale stile Le invasioni barbariche è proprio pessimo)».
No, non gli è piaciuto: «Molto meglio due libri di una superficialità sublime: Gianrico Carofiglio misura del tempo) e John Grisham innocenti) che ci portano in fondo senza assurdi contorcimenti o Luise deliranti e tutt’altro che affascinanti. Non se ne può più di complicazioni “letterarie” di letterati».
GIANNI SACERDOTTI e Lorian Rossi, invece, non hanno gradito proprio l’ultimo Carofiglio.
Sacerdotti: «Un manuale per penalisti in pectore attorno a una modesta storia. Non basta rimettere in pista l’avvocato Guerrieri per rendere valido il libro».
Rossi: «Praticamente la trascrizione stenografica di un processo soporifero. Deluso perché lo leggo sempre con piacere».
SCUSATE, Stefanel non aveva finito: «Mario Sconcerti come o meglio di Gianni Brera? Ma cosa scrivete? Sconcerti palleggia l’ovvio a centrocampo, Brera è la via mediana tra Rivera e Pelé nel linguaggio sportivo. È come mettere sullo stesso piano Gigi Riva e Ibrahimovic: uno una leggenda, l’altro
un “bon zogador” (Nereo Rocco)».
BASTA. Ora scateno l’inferno. La parola a Silvano Calzini: «Credo anch’io che Mario Sconcerti possa guardare negli occhi da pari a pari il grande Brera e mi domando quanto c’entri la boxe, che tutti e due hanno frequentato in gioventù, negli anni decisivi per la formazione. Sconcerti è cresciuto sulle ginocchia dei pugili, grazie al padre Adriano, uno dei principali procuratori del tempo e Brera da ragazzo il pugilato l’ha addirittura praticato per qualche anno. Dopo di che ha sempre conservato un grande amore per questo sport, tanto da utilizzare come pseudonimo il termine pugilistico jab e da scrivere La ballata del pugile suonato, romanzo che alcuni giudicano un piccolo gioiello. Claudio “Gugia” Orsini, il protagonista del libro, è uno stretto parente di Artemio Altidori, il pugile suonato interpretato da Vittorio Gassman nel famoso episodio finale de I mostri».
La classe non è acqua, caro Calzini, in un Paese serio il suo magnifico libro Figurine avrebbe vinto Strega, Campiello e Viareggio nello stesso anno. E in un pianeta serio I mostri di Dino Risi avrebbero vinto l’Oscar.