Matteo Orfini desaparecido
il segretario Nicola Zingaretti, in un brodo di fastidio e rancore, mescolata generosamente dalle agenzie. Un mistero. Dov’è Orfini?
Eccolo laggiù. Sbuca da dietro una colonna del Transatlantico di Montecitorio in un pomeriggio di quelli che sembra di stare alla fermata della metropolitana, con le facce anonime e i discorsi proprio da vagone della maggior parte dei parlamentari, tra stupidi lamenti e banalità raggelanti, tipo che vorrei comprarmi l’ultimo iPhone, ho trovato un last minute per le Maldive, la settimana prossima mette a freddo: ti viene un brutto magone e non è che aiuti la prospettiva di aver ritrovato almeno Orfini. Un quarantacinquenne cresciuto a Roma con il mito di Togliatti, capetto delle occupazioni al liceo Mamiani, studente senza laurea in Archeologia ma subito segretario della sezione ds di piazza Mazzini: quella di Massimo D’Alema.
Incontro fatale. Orfini diventa prima collaboratore, poi portavoce, infine strepitoso clone. Stesso modo d’incedere di colui che Giampaolo Pansa definì “baffino di ferro”: stessi abiti grigi («Però io compro le scarpe da Decathlon»), stesse pause nell’eloquio, identica aria saccente, e un filo disgustata, nei confronti dell’interlocutore. Solo che ora Orfini tace. Anime pie del suo partito soffiano perfide: è l’ultimo renziano rimasto con noi. Nessuno dimentica. Quella foto mentre gioca alla playstation con Renzi. Quella partita a biliardino (dissero che fece «spudoratamente segnare Matteo»). Però la politica è un gioco più sofisticato. Sbagli una mossa, e sei fritto. Non basta essere bersaniano quando c’è Bersani, lettiano quando c’è Letta, fondare i Giovani Turchi, cioè la corrente delle giovani marmotte dalemiane, e poi gestire, in nome e per conto di Renzi, l’allontanamento dal Campidoglio del sindaco Ignazio Marino.
Non basta mettersi con il capo di turno. La cosa più complicata è non restare soli. Come adesso, che cammina via con le mani in tasca. Bisognerebbe chiedergli: onorevole Orfini, cosa ha sbagliato? Ma lui non risponderebbe (e D’Alema ne sarebbe fiero).
Che fine ha fatto Matteo Orfini? L’ex presidente del Partito democratico, da settimane, è sparito dal dibattito politico. Non lo chiamano più nei talk televisivi. Sui giornali nemmeno più mezza intervista. Solo qualche frase velenosa contro