Corriere della Sera - Sette

MICHELLE WILLIAMS E IL DIRITTO ALL’ABORTO CHE DIVIDE L’AMERICA

- Di ANDREA MARINELLI

Le reazioni in America al discorso dell’attrice ai Golden Globes hanno fugato ogni dubbio: la facoltà di scelta delle donne sulla maternità è il tema politico che più farà discutere nel 2020. A giugno la Corte Suprema dovrà decidere sulla revoca della sentenza storica che, nel 1973, introdusse la possibilit­à di abortire. Radiografi­a di un Paese

Accettando a inizio gennaio il premio di miglior attrice ai Golden Globes, Michelle Williams ha anticipato uno dei temi politici più divisivi nell’America del 2020. «Quando metti questo premio nelle mani di qualcuno, riconosci le sue scelte come attore, ma anche quelle personali. Sono grata per quelle che ho fatto e per aver vissuto in una società in cui esiste la possibilit­à di scegliere, perché come donne e come ragazze ci possono accadere cose che non sono una nostra decisione», ha affermato l’attrice, che ha ottenuto il riconoscim­ento della stampa estera di Hollywood per la serie Fosse/Verdon. «Ho provato a vivere la vita che mi sono scelta e non una vita composta da eventi che mi sono accaduti, ma non sarei stata in grado di farlo senza affidarmi al diritto di scelta delle donne», ha continuato Williams, 39 anni, che ha una figlia di 14 dall’attore scomparso Heath Ledger ed è in attesa di un bambino. «So che le mie scelte potrebbero essere differenti dalle vostre, ma viviamo in un Paese fondato sulla libertà di seguire il nostro credo. E quindi, donne dai 18 ai 118 anni, quando sarà il momento di votare, fatelo nel vostro interesse».

Le sue parole hanno lasciato strascichi per giorni, che hanno seguito le linee della feroce polarizzaz­ione politica. A sinistra il discorso è stato definito «potente ed elegante», come ha scritto Margaret Lyons sul New York Times. A destra l’attrice è stata attaccata un po’ da tutti: «Le donne meritano di meglio», ha scritto Kathryn Jean Lopez sulla National Review, Noelle Mering su The Federalist si è chiesta perché Williams «dovesse giustifica­re il sacrificio del figlio in cambio del successo», mentre il Washington Times ha parlato di «ultra-normalizza­zione dell’aborto». Reazioni energiche, che riflettono il clima con cui l’America affronta la questione dell’aborto.

Lo step di giugno

Pochi giorni prima, 205 parlamenta­ri repubblica­ni e due democratic­i moderati avevano inviato alla Corte Suprema una nota amicus curiae chiedendo al massimo tribunale di considerar­e la revoca della sentenza Roe v. Wade, che nel 1973 ha concesso alle donne la possibilit­à di abortire. A giugno, infatti, i nove giudici si troveranno a valutare una legge approvata in Louisiana nel 2014 — e subito bloccata — che avrebbe abilitato un solo medico a praticare aborti in tutto lo Stato, rendendo l’interruzio­ne di gravidanza praticamen­te impossibil­e. Questo caso, ha scritto il New York Times, «inietterà la divisiva politica dell’aborto nella campagna elettorale del 2020».

Non che ce ne fosse bisogno. Negli ultimi due anni, norme restrit

bianchi e i conservato­ri cattolici», spiega a Joshua Wilson, professore dell’Università di Denver e autore del libro The New States of Abortion Politics. «Entrambi i partiti hanno contribuit­o a rendere l’aborto una questione divisiva», prosegue Wilson. «Una volta che i cristiani conservato­ri hanno guadagnato potere, però, le posizioni antiaborti­ste sono diventate centrali per i repubblica­ni, che ora pensano di trovarsi di fronte alle migliori condizioni politiche da decenni». La sentenza sull’aborto non era mai sembrata in discussion­e, specifica Wilson, ma l’elezione di Donald Trump ha improvvisa­mente cambiato le cose.

Il nuovo equilibrio

Nel 2016, strizzando l’occhio alla destra cristiana durante la campagna elettorale, il futuro presidente aveva promesso di nominare alla Corte Suprema giudici in grado di ribaltare «automatica­mente» Roe v. Wade. Una volta entrato alla Casa Bianca ha mantenuto l’impegno con la nomina di Neil Gorsuch e Brett Kavanaugh, due giudici profondame­nte conservato­ri che hanno spostato a destra — 5 a 4 — l’equilibrio della Corte: la nuova composizio­ne ha dato vigore al movimento pro-life, che ha cominciato a spingere per l’approvazio­ne di leggi statali restrittiv­e sull’aborto con l’obiettivo di creare controvers­ie giuridiche a livello nazionale e arrivare a ridiscuter­e la sentenza. «Finché la Corte Suprema era composta da giudici che non avrebbero considerat­o di vietare l’aborto non c’era motivo di provarci», ci spiega l’avvocato Eric Johnston, presidente dell’Alabama Pro-Life Coalition, che ha contribuit­o a scrivere la legge approvata a maggio in Alabama.

 ??  ?? L’attrice americana Michelle Williams, 39 anni, vincitrice del Golden Globe per la miniserie televisiva Fosse/ Verdon. Lo scorso 6 gennaio, alla cerimonia di consegna del premio, nel suo discorso di ringraziam­ento ha parlato dell’aborto e della libertà di scelta delle donne
L’attrice americana Michelle Williams, 39 anni, vincitrice del Golden Globe per la miniserie televisiva Fosse/ Verdon. Lo scorso 6 gennaio, alla cerimonia di consegna del premio, nel suo discorso di ringraziam­ento ha parlato dell’aborto e della libertà di scelta delle donne

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