HA RIPOPOLATO LE GALAPAGOS
La tartaruga gigante va in pensione dopo 60 anni di servizio: il 40% dei 1.800 esemplari che oggi vivono sulle isole-laboratorio è figlio suo. Rischiavano l’estinzione
Dopo anni di “onorato servizio” e centinaia di figli a carico, Diego va in pensione. Grazie alle sue particolari caratteristiche riproduttive, l’esemplare maschio di Chelonoidis Hoodensis era stato selezionato negli Anni 60 per il programma di ripopolamento di tartarughe giganti in cattività a Santa Cruz, nelle Galapagos. Un laboratorio dell’evoluzione, diventato famoso anche grazie agli studi di Darwin, che vi approdò nel 1835 e che, ad esempio, notò come il carapace delle specie presenti sull’arcipelago differiva a seconda dell’isola su cui vivevano.
Diego nel 1959 è arrivato negli Stati Uniti e per 17 anni è rimasto allo zoo di San Diego, a cui deve il suo nome. A marzo 2020, l’animale tornerà a Española, nelle Galapagos, e si unirà ad altre 1.800 tartarughe (almeno il 40% sarebbero suoi figli), ritrovando il suo stato naturale. «Le tartarughe giganti erano una specie a forte rischio estinzione, causata dall’introduzione nell’ambiente di predatori non autoctoni e all’azione dell’uomo. Circa 50 anni fa, sulla spiaggia di Española c’erano solo due maschi e 12 femmine Chelonoidis Hoodensis. Negli anni Diego ha permesso, insieme ad altri 14 maschi, la nascita di oltre 2 mila esemplari», spiega Davide Palumbo, biologo e guida Wwf Travel Biosfera-Itinerari. «Non si tratta dell’unica azione di riproduzione ex-situ di un animale, cioè fuori dal proprio ambiente», continua Palumbo, ma «certo questo rappresenta un incredibile successo riproduttivo». In cattività la gestione della covata è ovviamente più sicura perché si proteggono i piccoli da eventuali predatori. Pur rimanendo all’interno della vulnerabilità di specie, si allontana così il rischio che queste tartarughe possano scomparire definitivamente.
Quella della Galapagos è una storia particolare, «Diego ci insegna come ci sia ancora molto lavoro da fare per recuperare completamente l’ecosistema da cui queste rare tartarughe dipendono. E come sia importante preservare l’habitat. Ma ci dice anche che non dobbiamo mai perdere la speranza: dalla rinascita del bisonte europeo che si pensava estinto al ritrovamento dopo 112 anni di un esemplare femmina di Chelonoidis Phantasticus nell’isola di Fernandina, la natura non smette mai di stupire».