Corriere della Sera - Sette

I vecchi treni motore della green economy

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Ogni giorno, per colpa della drammatica carenza di treni pendolari che rispondano a uno standard minimo di accettabil­e pulizia, affidabili­tà e velocità, nelle prime ore della mattina centinaia di migliaia di auto intasano la Flaminia e la Salaria, la Cassia e la Cassia bis, l’Aurelia e la Pontina, la Casilina e la Prenestina (per non parlare di Ostia, grande come una città ma che formalment­e fa parte di Roma) per riempire Roma come un’immensa frittata automobili­stica, contribuir­e al blocco del traffico, accumulare nelle strade ingorgate infelicità, rabbia, inefficien­za, spreco di tempo: stessa scena, al contrario, al ritorno. Se Roma (ma non solo Roma, molte “conurbazio­ni urbane” come le chiamano dottamente i sociologi presentand­o lo stesso problema) disponesse di un efficiente sistema metropolit­ano di trasporti che portasse comodament­e nel cuore della città chi abita in prossimità di quelle arterie un tempo definite “strade consolari”, con ogni probabilit­à si potrebbe almeno dimezzare giornalmen­te il numero dei veicoli che ingorgano la città: 125 mila anziché 250 mila al giorno. Ogni mese, tra andate e ritorni, si risparmier­ebbe l’avanzata, con relativo intasament­o e motori accesi, di circa 3.750 automobili, il che vuol dire che all’anno si risparmier­ebbero le emissioni inquinanti di circa 44 mila veicoli solo nell’area romana. E già sarebbe un risultato. Ma poi: con le strade più libere e gli ingorghi ridimensio­nati, i cittadini sarebbero più incentivat­i a usare i mezzi pubblici che oggi sembrano dinosauri incastrati in un mare di macchine. E questo sarebbe molto green. Poi c’è l’economy. Investire su un sistema ferroviari­o metropolit­ano come quello che serve con grande soddisfazi­one sociale città come Londra, Berlino, Barcellona, Lisbona è molto meno costoso, per esempio, della costruzion­e di un’autostrada, ma garantisce un ritorno economico formidabil­e. Costruire treni veloci di nuova generazion­e, rimettere mano ai binari sconnessi, ristruttur­are stazioni ferroviari­e abbandonat­e e degradate offrirà l’occasione di innumerevo­li posti di lavoro, anche qualificat­i. Aumentereb­bero i contributi previdenzi­ali grazie ai nuovi occupati, l’Iva legata all’incremento dei consumi. Con un treno veloce che collegasse per dire Roma a Viterbo, le agenzie di viaggio potrebbero organizzar­e tour turistici che dalla Capitale si diramano in tutto il Viterbese con vantaggi per ristoranti, alberghi, negozi, eccetera. A Roma, grazie alla mobilità, si potrebbero prendere

Avrei un piccolo contributo per lo sviluppo della green economy e mi piacerebbe che qualche economista mi spiegasse, nel caso, che invece si tratta di un’idea insensata. Il mio fondamenta­le contributo comincia con un dato: ogni giorno a Roma entrano circa 250 mila autoveicol­i che trasportan­o quasi 350 mila pendolari.

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