IL SESSO E L’OPERA RILETTI DA MARCO SALOTTI
Somiglia fisicamente a Nino Ferrer (il cantautore di Vorrei la pelle nera, pezzo non proprio in sintonia con certa Italia contemporanea), di cui è lontano parente. Ha insegnato cinema all’università di Genova e scritto un saggio su Orson Welles, prima ancora è stato negli Alpini (brigata Julia) e in Rai (programmista-regista, professione una volta agognatissima).
Questo è il curriculum di Marco Salotti, autore anche di due romanzi: Reality in Arcadia (2016) e (adesso) Ti ucciderò dopo Natale, editi dal Melangolo. Come romanzi sono così così. Salotti non ha la pazienza di unire i puntini per arrivare al disegno finale come nel famoso gioco della Settimana Enigmistica: per lui, avrebbe detto Ennio Flaiano, «la linea più breve tra due punti è l’arabesco». Salotti è un bel personaggio e la sua scrittura è un talk (oneman) show. Guardate il paragone in Reality in Arcadia tra Richard Wagner e Franz Lehár: il grande maestro del Crepuscolo degli dei e il piccolo maestro della Vedova allegra «stanno nella stessa cucina per palati borghesi, solo che Lehár propone la coppa di champagne dopo i calici di sangue, i filtri d’amore e gli inutili sonniferi». Un brindisi allo spettacolo dell’intelligenza.
Guardate ancora il protagonista di Reality in Arcadia sussurrare a una donna dal lato B uguale a quello della Venere di Velázquez che «il suo culo è un Hapax, termine con cui si indica un vocabolo attestato una sola volta, per esempio in Catullo o in Lucrezio». La donna accetta di buon grado l’eruditissimo complimento e, non meno brillantemente, «sentenzia che non si può fare sesso senza letteratura». In effetti, ragiona il protagonista, «se scopi nel camper a Follonica prima o poi arriva la pioggia nel pineto... e se trombi giorno e notte nelle camerette parigine dell’Erasmus non c’è nulla di nuovo, perché sai di essere su un Tropico del Cancro». Il sesso è una citazione letteraria.