Corriere della Sera - Sette

L’ULTIMO ABBRACCIO

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to di discrimina­zione delle altre forme di vita che chiamiamo antropocen­trismo.

Il rischio del pietismo

Il rischio, meno ovvio, è quello di considerar­e attraverso un pietismo antropomor­fico le altre specie: “anche loro si abbraccian­o”, “anche loro si vogliono bene”, “anche loro piangono”, ed è un rischio a cui tuttavia un’etologia come quella di cui fa uso de Waal non può che condurre. L’ultimo abbraccio ha molti pregi, ma anche qualche difetto: siamo davanti a un epocale dramma che è quello del rapporto con il pianeta Terra e i suo abitanti; in balìa di un virus probabilme­nte nato da un contatto evitabile e violento con gli altri animali e il punto non è tanto riportare la loro vita emotiva alla nostra quanto, credo, tentare di sviluppare un punto di vista che sia innanzitut­to un punto di vita. L’etologia è una scienza meraviglio­sa, ma ha un limite che è quello di pensare di poter davvero capire cosa si provi a essere ciò che non siamo, mentre al massimo possiamo capire cosa proveremmo noi a non essere noi: cosa davvero provasse Mama ad abbracciar­e o farsi abbracciar­e ci resta fortunatam­ente ignoto.

La vera domanda è questa: cos’è un’emozione? Ed è ovviamente uno stato mentale, forse mentale-corporale, che non possiamo descrivere a parole. Sappiamo cosa significa essere tristi, ma riusciamo a spiegarlo? Provateci, fallirete. In fondo, per capire che non siamo soli nel mondo a provare emozioni, basterebbe ridurre l’arroganza, che poi nel nostro caso è anche un modo per risolvere l’angoscia. Frans de Waal, in quell’intervista di quattro anni fa, mi diceva che mai avrebbe pensato di arrivare a un’etica animale radicale e non è un caso: guardare agli animali chiedendos­i se sono simili a noi significa privarli prima di tutto di una dignità interna — sono come sono, soffrono come soffrono, esistono come esistono. Le scienze cognitive comparate, quelle che tentano di misurare le qualità animali in relazione a quelle umane, oggi si trovano a un bivio: continuare a usare “noi” come parametro, oppure capire cosa una vita possa fare in quanto tale, cosa possa fare

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