Il Vietnam ora fa la guerra al traffico di rane e pipistrelli
In un colpo solo dichiara la guerra del Vietnam a pipistrelli, trafficanti e venditori ambulanti. Nemici potenti (a parte i pipistrelli) per Nguyen Xuan Phuc, 65 anni, primo ministro del Paese che (45 anni fa) buttò fuori gli americani: non sono una multinazionale ma il commercio illegale di animali selvatici vale un miliardo di dollari. Certo, senza il coronavirus i vietnamiti continuerebbero a fare la spesa, nei mercati e ormai via Facebook, di macachi e rane vive per metterli in tavola o per la medicina tradizionale. Poi è arrivato il paziente zero di Wuhan, in Cina, che potrebbe aver preso il Covid-19 attraverso un pangolino o magari un pipistrello, Pechino ha fatto una stretta e il premier vietnamita ha chiesto al ministro competente una direttiva per chiudere il traffico legale (orsi e zibetti sono allevati in gabbia) e illegale di animali. L’esito non è scontato ma Nguyen Xuan Phuc è un capo di governo combattivo: nato nell’ex Vietnam del Sud, nel partito comunista dal 1983, la guerra non l’ha fatta – rispedito al Nord, ha studiato economia ad Hanoi – però la sua famiglia ha versato molto sangue contro americani e forze di Saigon. Tecnocrate e parlamentare, è (dal 2016) un premier star: l’anno scorso, con un +7% del Pil (migliore in Asia) la sua stella ha brillato senza rivali e lui rappresentava il Paese coi Potenti. Nel 2021 si vota e Phuc è il più forte dei candidati. Forse non una buona notizia per trafficanti e ambulanti, ottima per pangolini e pipistrelli.