Il presidente del Paraguay chiude tutto e chiede scusa
Ha chiesto scusa per il ritardo con cui stanno arrivando gli aiuti, ha invocato pazienza ai cittadini. Ma chi ha fame tende a non (poter) avere pazienza. E sono molti i paraguaiani a trovarsi in grande difficoltà in questo momento. Così non c’è da stupirsi se quando Mario Abdo Benítez è salito – dotato di mascherina – su un bus della Capitale per salutare i passeggeri, s’è trovato qualcuno che (in favore di telefonino) l’ha contestato per i 500.000 guaraní (€ 70) promessi e non ancora consegnati. Soldi che non risolvono il problema Covid-19. A dire il vero, per quello Abdo Benítez ha reagito subito: al secondo “positivo” ha chiuso scuole e vietato riunioni, poi ha imposto la quarantena totale decimando contagi e decessi (una decina). È stato forse il leader più rapido al mondo a reagire. Solo che il lockdown male s’abbina al fatto che sul totale di 7 milioni, sei paraguaiani su 10 vivono di economia “informale”, quindi paralizzata. Il denaro promesso (insieme ai pacchi cibo) era indispensabile. Ma molti non l’hanno visto. Il che ha riacceso le proteste per disuguaglianze e corruzione, tra le piaghe peggiori del Paese. Per il presidente, 48 anni, in carica da due, figlio del segretario privato dell’ex dittatore Alfredo Stroessner – regime che non ha mai voluto condannare –, leader conservatore, sostenitore dei valori familiari e del servizio militare di leva, certo non la migliore performance politica. Le scuse fanno piacere: ma non riempiono la pancia.