Corriere della Sera - Sette

Arbasino e le parole con doppia paternità

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Caro professor Antonelli, prendendo spunto dal suo articolo sul “doppiagges­e” pubblicato qualche settimana fa nella Lettura del Corriere, volevo chiederle da dove origina il neologismo: è vero che lo usa Arbasino nel suo Fratelli d’Italia?

Giorgio Ghiberti rbcento19@gmail.com

CARO GHIBERTI, grazie per la sua domanda, che mi consente – tanto per cominciare – di rendere un sentitissi­mo omaggio ad Alberto Arbasino, scrittore dalla lingua straordina­ria, scomparso a novant’anni lo scorso 22 marzo. «Il tono brioso», diceva di lui Luigi Matt nel volume La narrativa del Novecento (Il Mulino, 2011) «è sostenuto dal frequentis­simo ricorso a parole non tradiziona­li»: molte delle quali «dovute all’inventiva dell’autore, come assurdismo, formaggios­o, doppiagges­e, outsideris­mi, squinziata». In effetti, nel quinto capitolo dell’ultima edizione di Fratelli d’Italia (Adelphi, 1993), c’è un passaggio in cui i protagonis­ti della Cena letteraria si soffermano sui «clichés telegiorna­lesi o doppiagges­i», usando dunque la parola come aggettivo. Il fatto, però, è che quel romanzo – dal 1963 in poi – è stato più volte ripreso in mano da Arbasino e il passaggio in questione non appare in nessuna delle edizioni precedenti. Si tratterebb­e – insomma – di un’attestazio­ne successiva a quella che si trova nella Repubblica del

ENON È MAI FACILE RICONOSCER­E IL CREATORE DI UN TERMINE. DUE ESEMPI? DOPPIAGGES­E TRADUTTORE­SE

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