LUPI MANNARI, IL
Chi scrive ne ha conosciuto uno. Ai tempi dell’università, uno studente di Papirologia barbuto assai. Gentile e spiritoso di giorno, di notte talora lasciava esterrefatti gli amici lasciandosi andare a ululati improvvisi tra l’imbarazzo suo e degli astanti. Che un po’ ridevano e un po’ si preoccupavano. Perché quei lamenti si manifestavano soprattutto quando la luna era piena. Un raro esempio di licantropia clinica fortunatamente risolto dopo che il nostro “lupo” convolò a felici nozze.
Un caso ben contemplato alla voce “psicolupi” nel volumetto appena uscito per Odoya Lupi mannari. Guida alla caccia di Graeme Davis (136 pagine illustrate con stampe a colori, 13 euro) primo titolo della serie Hunter’s guide che prevede prossimi manuali dedicati a vampiri e zombi. Guida dettagliata a universi paralleli, fantasy ma non troppo, stilata da un autore che vanta un solido bagaglio storico, è laureato in archeologia, messo a frutto anche nella creazione di giochi di ruolo e videogiochi. E così, data per scontata l’esistenza di Licantropi & Co., Davis si addentra nell’oscuro mondo dei mannari pelosi armato di debita pallottola d’argento e una buona dose di ironia, le sole armi in grado di annientarli. Per fare ordine nella vasta casistica, li suddivide in categorie diverse. Primi tra tutti i più temibili e più diffusi, i lupi da infezione.
I lupi da infezione
Quelli che, come direbbe Jannacci, basta un morso per far diventare irsuti e spuntare le zanne. Com’è noto, chi sopravvive all’attacco di un mannaro, è destinato a diventare mannaro a sua volta, trasformandosi senza controllo alla prima luna piena. Un mito a cui certo ha attinto Robert Louis Stevenson per la metamorfosi del suo dottor Jekyll in un mr. Hyde «magro, nodoso, dal tetro pallore e ricoperto di peli scuri». Altri tratti inconfondibili, le sopracciglia che si infoltiscono fino a toccarsi, l’anulare che supera in lunghezza il medio, la voce che da umana si fa animale, l’udito e l’olfatto che si affinano, la forza che si moltiplica. Finché, colto da una fame da lupi, lo sventurato si scaglia a fauci spalancate contro le prede più appetitose, pecorelle o bimbetti teneri che siano.
Qualcuno magari, una volta lasciata la pelliccia e rientrato nella sua pelle, si pente dei misfatti. Ma appena la luna torna tonda, si ricomincia. Il virus del licantropo non perdona. In tempi di Covid-19 fa un certo effetto leggere le modalità di contagio. Come per i vampiri, il veicolo è il sangue, un graffio è sufficiente per venir infettati. E nonostante dagli anni Trenta, assicura l’autore, sia in corso una ricerca in un laboratorio segreto, il vaccino non è stato ancora trovato. A parte l’argento e l’aconito, a cui sono allergici, la quarantena è la sola arma a disposizione per arginare epidemie lupesche.
Come quella seminata a Roma tra il 190 e 192 d.C. dalla setta della Selene Sanguinea, la luna di sangue, nota per la grande violenza dei suoi riti e la profanazione dei Lupercàli, le festività del dio Fauno, protettore di ovini e caprini dall’attacco dei lupi. O quella che nel 16esimo secolo percorse l’Europa occidentale scatenando una caccia alle streghe più sanguinaria di qualsiasi licantropo. Impossibile sapere
Ci sono quelli da infezione, quelli magici, gli sciamani, gli psicolupi, quelli solitari. Dalla Roma imperiale al Medioevo, ma anche oggi in Siberia o Giappone: riti, sette e misteri circondano queste strane figure. Un libro si è messo a caccia