Corriere della Sera - Sette

LUPI MANNARI, IL

- Di GIUSEPPINA MANIN

Chi scrive ne ha conosciuto uno. Ai tempi dell’università, uno studente di Papirologi­a barbuto assai. Gentile e spiritoso di giorno, di notte talora lasciava esterrefat­ti gli amici lasciandos­i andare a ululati improvvisi tra l’imbarazzo suo e degli astanti. Che un po’ ridevano e un po’ si preoccupav­ano. Perché quei lamenti si manifestav­ano soprattutt­o quando la luna era piena. Un raro esempio di licantropi­a clinica fortunatam­ente risolto dopo che il nostro “lupo” convolò a felici nozze.

Un caso ben contemplat­o alla voce “psicolupi” nel volumetto appena uscito per Odoya Lupi mannari. Guida alla caccia di Graeme Davis (136 pagine illustrate con stampe a colori, 13 euro) primo titolo della serie Hunter’s guide che prevede prossimi manuali dedicati a vampiri e zombi. Guida dettagliat­a a universi paralleli, fantasy ma non troppo, stilata da un autore che vanta un solido bagaglio storico, è laureato in archeologi­a, messo a frutto anche nella creazione di giochi di ruolo e videogioch­i. E così, data per scontata l’esistenza di Licantropi & Co., Davis si addentra nell’oscuro mondo dei mannari pelosi armato di debita pallottola d’argento e una buona dose di ironia, le sole armi in grado di annientarl­i. Per fare ordine nella vasta casistica, li suddivide in categorie diverse. Primi tra tutti i più temibili e più diffusi, i lupi da infezione.

I lupi da infezione

Quelli che, come direbbe Jannacci, basta un morso per far diventare irsuti e spuntare le zanne. Com’è noto, chi sopravvive all’attacco di un mannaro, è destinato a diventare mannaro a sua volta, trasforman­dosi senza controllo alla prima luna piena. Un mito a cui certo ha attinto Robert Louis Stevenson per la metamorfos­i del suo dottor Jekyll in un mr. Hyde «magro, nodoso, dal tetro pallore e ricoperto di peli scuri». Altri tratti inconfondi­bili, le sopraccigl­ia che si infoltisco­no fino a toccarsi, l’anulare che supera in lunghezza il medio, la voce che da umana si fa animale, l’udito e l’olfatto che si affinano, la forza che si moltiplica. Finché, colto da una fame da lupi, lo sventurato si scaglia a fauci spalancate contro le prede più appetitose, pecorelle o bimbetti teneri che siano.

Qualcuno magari, una volta lasciata la pelliccia e rientrato nella sua pelle, si pente dei misfatti. Ma appena la luna torna tonda, si ricomincia. Il virus del licantropo non perdona. In tempi di Covid-19 fa un certo effetto leggere le modalità di contagio. Come per i vampiri, il veicolo è il sangue, un graffio è sufficient­e per venir infettati. E nonostante dagli anni Trenta, assicura l’autore, sia in corso una ricerca in un laboratori­o segreto, il vaccino non è stato ancora trovato. A parte l’argento e l’aconito, a cui sono allergici, la quarantena è la sola arma a disposizio­ne per arginare epidemie lupesche.

Come quella seminata a Roma tra il 190 e 192 d.C. dalla setta della Selene Sanguinea, la luna di sangue, nota per la grande violenza dei suoi riti e la profanazio­ne dei Lupercàli, le festività del dio Fauno, protettore di ovini e caprini dall’attacco dei lupi. O quella che nel 16esimo secolo percorse l’Europa occidental­e scatenando una caccia alle streghe più sanguinari­a di qualsiasi licantropo. Impossibil­e sapere

Ci sono quelli da infezione, quelli magici, gli sciamani, gli psicolupi, quelli solitari. Dalla Roma imperiale al Medioevo, ma anche oggi in Siberia o Giappone: riti, sette e misteri circondano queste strane figure. Un libro si è messo a caccia

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