Corriere della Sera - Sette

LA FAMIGLIA IRPINA CHE MESCE IL VINO CON LA STORIA

- (Mastrobera­rdino, la storia)

Al Capone,

Roosevelt, le imprese di Gabriele

d’Annunzio e i piroscafi dirottati,

l’apertura del Canale di Suez e il rifugio

antiaereo trasformat­o in grotta

di affinament­o dopo la Seconda

guerra mondiale. Piero Mastrobera­rdino,

professore di Economia e

gestione delle imprese all’Università

di Foggia, per un periodo della

sua vita si è dedicato alla vita degli altri, quelle dei suoi avi. Ha scovato 10 mila documenti sulle dieci generazion­i della sua famiglia. Da Angelo Mastrobera­rdino fino

a sua padre Antonio, scomparso

nel 2014. In quelle carte (atti notarili

e fatture, lettere familiari, foto,

e resoconti di viaggi d’affari), c’è la

storia di una delle più importanti

cantine del Mediterran­eo. Una

storia privata che si intreccia con

le vicende pubbliche. Ne è nato un

libro

il proibizion­ismo e

e un museo, il Mima, Museo d’impresa

Mastrobera­rdino Atripalda. Un modo colto e appassiona­to di raccontare, come in una saga, tre secoli italiani, visti attraverso le umane vicende di un nucleo famigliare dell’Irpinia abituato a girare il mondo.

Tutto parte da Atripalda, e dai

vitigni usati già nel Seicento: Aglianico,

Fiano e Greco. «Gli intrecci tra

i fatti di famiglia che ho documentat­o

e gli eventi mondiali», racconta

Mastrobera­rdino, «sono straordina­ri. Come il dirottamen­to del piroscafo Cogne da parte dei legionari di d’Annunzio nell’impresa fiumana. A bordo c’era un carico di nostri vini diretti a Buenos Aires. Con gli altri imprendito­ri che possedevan­o le merci trasportat­e,

pagammo un forte riscatto per far

liberare la nave. Ma quando il vino

arrivò parte dei clienti sudamerica­ni

non lo volle, per i dubbi sullo stato

di conservazi­one durante l’assalto.

Poi iniziò una causa con i Lloyd’s

per il risarcimen­to».

Una foto ingiallita mostra i Mastrobera­rdino

e il loro vino al seguito

dell’invasione in Libia. Un’altra

i viaggi in Brasile e in Argentina

durante l’era di Al Capone e del

proibizion­ismo. Vini che hanno

attraversa­to i secoli, come il Taurasi

Naturalis Historia 2014 (citato nella

prossima edizione della guida del Corriere della sera): 24 mesi in barrique, 30 in bottiglia. Imponente.

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