La quarantena mi ha resa un’amante felice
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Caro Massimo, l’anno scorso ho incontrato quest’uomo, che chiamerò G., poco più grande di me (io ho 30 anni). Affascinata da come vedeva le cose, ci casco, ma lui mi impone fin da subito una relazione di “friends with benefits”. Me la faccio andare bene, ma non sto bene. Lui a tratti mi fa capire che ci potrebbe essere qualcosa di più, ma la vita frenetica, il lavoro di lui (super lanciato in carriera) e gli stimoli esterni mi portano ad allontanarmi. Chiudo la relazione con dispiacere. Incontro un altro ragazzo, sulla carta il principe azzurro: c’è fiducia, condivisione, ma non siamo innamorati. G. appena scopre che mi sono fidanzata mi cerca, ma io lo respingo più e più volte. Intanto però l’altra relazione giunge al termine. Torno da G. ma questa volta impongo a lui e a me stessa che è solo sesso (tra l’altro molto molto bello). Non ho aspettative e sono più sicura di me. Parliamo, ceniamo insieme. Finché accade la quarantena e non ci possiamo più vedere.
Siamo entrambi spogliati delle cose più importanti per noi: lavoro, amici, viaggi, famiglia. Il tempo si ferma, siamo alienati. Veniamo privati del sesso, ma iniziamo a sentirci tutti i giorni, per rassicurarci o per ridere. Passiamo un sabato sera insieme ma distanti, bevendo del vino e stuzzicandoci con dei messaggi. Parliamo tanto e ci preoccupiamo l’uno dell’altra. Io mi ripeto che è il disagio della quarantena che lo spinge a comportarsi così. Ma come faremo quando tutto tornerà come prima? Ho paura che mi si spezzerà il cuore e di non essere pronta.
G.
CARA G. che stai e non stai con G., il mondo delle coppie si è diviso in due: chi spera che la quarantena finisca e chi invece lo teme. Tu appartieni alla seconda schiera, forse la meno numerosa, ma anche per questo la più interessante. Ammetterai che, virus o no, il vostro attuale equilibrio è troppo posticcio per durare. La relazione “friends and benefits”, raffinato anglicismo che i matusa italici tradurrebbero con “amici di letto” e gli adolescenti con “scopamici”, ha conosciuto troppi saliscendi per non richiedere uno sbocco di qualsiasi genere, purché risolutivo.
Vorrei approfondire con te l’importante scoperta che hai fatto. Appena hai cambiato atteggiamento nei suoi confronti, riducendo a zero le aspettative, anche il suo modo di comportarsi è mutato. Che abbiano ragione dunque i saggi, a sostenere che la realtà è una proiezione della nostra mente? Il tuo G. è sempre lui e non credo che abbia avuto delle illuminazioni interiori sconvolgenti, a meno che si voglia considerare tale la scoperta, tutto sommato banale, che si può essere gelosi anche di una “amica di letto”. Ma il fatto che con quell’altro tu ti sia poi lasciata avrebbe dovuto riconfermarlo nelle sue antiche convinzioni circa la sua irresistibilità, riportandolo a riprodurre lo schema “tocca e fuggi” a lui tanto caro. E invece il vostro rapporto si è messo in equilibrio. Tu ne dai il merito alla quarantena, cioè a una condizione eccezionale, cessata la quale tutto tornerà “come prima”. Mentre forse, se le cose sono cambiate, è principalmente per merito tuo. G. è diventato un altro da quando hai smesso di dipendere da lui. L’esterno è una proiezione del nostro interno e quando modifichi il “dentro” modifichi anche il “fuori”. Pensaci, non appena il “fuori” recupererà il suo senso letterale e avrete la possibilità di vedervi. La magia della vostra quarantena potrebbe riprodursi, se tu dentro saprai restare la stessa di adesso. Mettendo in conto anche
«PRIVATI DEL SESSO, ABBIAMO INIZIATO A SENTIRCI TUTTI I GIORNI. QUANDO FINIRÀ, MI SI SPEZZERÀ IL CUORE»
la possibilità di perderlo. Magari per sfidarlo a far finalmente evolvere il vostro rapporto, visto che in natura nulla resta fermo e ciò che non va avanti andrà inesorabilmente indietro.
Caro Massimo, da 13 anni felice del&con la mia partner, ho riscoperto tante gioie: in pole position perché entrambe amanti della buona tavola tutti i pasti quotidiani in casa e lo stare insieme dalla preparazione del cibo al riordino della cucina. Nella vita di prima io ero fuori casa dalle 7:00 alle 15:00 e lei dalle 9:00 alle 20:30, come minimo. Lei è manager e io insegnante. Considerando che il pasto racchiude in sé il momento cardine per lo scambio di idee, pensieri, sentimenti... e miglioramenti dei piatti stessi, mi sento come se avessi già vinto al Superenalotto. La gioia di poter guardare un film o una serie tv insieme dopo cena senza dover andare a letto presto. La gioia di aver capovolto la modalità di comunicare tra noi: mail e messaggi adesso sono strumenti esclusivamente professionali; guardarsi negli occhi dando finalmente il giusto e meraviglioso valore alla cinesica. La gioia di curare l’altra persona: un bicchiere d’acqua accanto al pc durante le videochiamate, piccole pause/merende, il tea time (fatto alla stessa ora di sua Maestà la Regina Elisabetta), i sonni sereni. La gioia di curare la casa insieme, dalla spesa alle pulizie e al pagamento delle bollette. E, “last but not least”, la gioia per l’incremento giornaliero di baci e abbracci appassionati. Il lato bello di questo tempo segregato a casa (a cui manca solo un giardino per sentirmi in paradiso) è la sua stessa fugacità. Un tempo che non tornerà più e che, per questo, viviamo al 100%. Grazie virus! (Posso dirlo o pago una multa?!).
Francesca
CARA FRANCESCA non esageriamo con i ringraziamenti. Ma anche tu, come G, sembri avere tratto giovamento dalla condizione di isolamento. Nel caso tuo e della tua compagna mi pare che si tratti della classica cartina di tornasole. La quarantena mette tutti i conviventi alla prova. I legami di facciata o inariditi dall’abitudine si squagliano o comunque si rivelano per quello che sono. I rapporti solidi come il vostro si fortificano e vengono aiutati dal maggior tempo a disposizione. Ho ricevuto lettere di coniugi strattonati dal lavoro e dai figli che ormai si incrociavano in casa senza quasi salutarsi, mentre adesso hanno riscoperto le gioie dell’intimità. Riusciranno a mantenere la magia che hanno ricreato? Oppure, appena si apriranno i tornelli e il rodeo della vita ripartirà, tutto tornerà come prima?
Gli esseri umani dimenticano in fretta le emozioni, tranne poi riassaporarle, deformate, nella nostalgia. Ma noi siamo iscritti al partito degli ottimisti consapevoli e quindi un po’ ci crediamo ai miracoli, vero?
espressivo come un palo della luce (meglio il fratello cantante). Mi scuso per le piccole considerazioni critiche, ma per noi del 1953 il futuro non è più quello di una volta, conviene parlare subito o tacere per sempre».
Sono del 1954 ma non per questo mi metto a insultare (all’anima delle piccole considerazioni critiche!) il prossimo. Nessuno mi tocchi Sorrentino, (i) Servillo e (i) Vanzina. Sono ore difficili, Ferruccio1953, #stiasereno.
GIUSEPPE RADICE: «All’anti-sorrentiniano signor Zerbini consiglio il secondo episodio di The New Pope. Ogni volta che lo rivedo, trovo, oltre all’interpretazione british di John Malkovich (da Oscar), un dialogo, un’inquadratura, uno sguardo che m’illuminano. Un genio. Onorato di far parte della sua confraternita (filosorrentiniana) calabro-romanopartenopea. E aggiungerei lombarda, quale sono».
Sorrentino: c’illumina d’incenso.
PIO CIAMPA: «“Alcuni vedono il bicchiere mezzo pieno, altri mezzo vuoto. Io ho sempre visto la bara mezza piena” (da A proposito di niente, l’autobiografia di Woody Allen). In tempi di coronavirus il bicchiere lo vedrei mezzo pieno, ma di vodka. Hanno tutti ragione