A proposito dell’autobiografia di Woody Allen
SCRIVE FABIO CROCIATI: «Per onorare Alberto Arbasino, assurto a Venerato Maestro da Giovane Promessa, saltando la fase intermedia di Solito Stronzo, ho ripreso in mano La Belle Époque per le scuole. La prosa è così scintillante che vien voglia di leggere ad alta voce per sentirne il suono. Squisite le analisi psicologiche e perfino psichiatriche, quasi cartelle cliniche però divertenti, sui personaggi manzoniani: Lucia (pia e noiosissima) e don Rodrigo (prepotente o, in realtà, masochista?)».
Arbasino era la nostra Belle Époque. Un difetto? Non sapeva fare il caffè. Ti propinava orribili Nescafé direttamente dal rubinetto della cucina. (Con imperituro affetto, il Solito Stronzo).
GIANCARLO DI NUNZIO scrive: «Durante il soggiorno obbligato tra le mura domestiche ho ritrovato vecchi con le memorabili rubriche sulle dispute tra i seguaci di La prima notte di quiete, gli adepti di Anonimo veneziano e, ogni tanto, i nostalgici di Un uomo e una donna».
Non mi faccia commuovere. Anche oggi ci sono dispute non meno memorabili (sull’opera omnia di Paolo Sorrentino, per dire). Scrive Ferruccio Ruzzante (parente dell’antico attore e commediografo?): «Non se ne può più di Sorrentino, qualunquista da terrazza, e di Vanzina, rappresentanti di una romanità radical chic. Per non parlare di Servillo,
ARBASINO ERA LA NOSTRA BELLE ÉPOQUE. UN DIFETTO? NON SAPEVA FARE IL CAFFÈ
di Sorrentino compie dieci anni. “Non sopporto il coronavirus”, scriverebbe oggi l’indimenticabile maestro Repetto. E poi: “Chi l’ha inventata la vita? Un sadico. Fatto di coca tagliata malissimo’’ (Tony Pagoda in persona). Profetico. È il caso di festeggiare?». Sì, sentendo anche la lettura di Hanno tutti ragione by Servillo (un faro, non un palo della luce).
P. S. Il libro di Allen è un capolavoro.
PP. SS. Per me il bicchiere tutto pieno (di Martini, grazie).
PPP. SSS. Pio caro, ma non ci si doveva vedere a cena da Ciccio Sultano?