Avremo la parità quando ai maschi direte «bambolini»
Cara Lilli, siamo due sorelle 70enni. Ci uniamo al coro di proteste contro l’ idea di chiudere ancora in casa persone della nostra età. Godiamo di buona salute e sappiamo distinguere i comportamenti corretti.
Silvana e Liliana Rapposelli
CARE SORELLE RAPPOSELLI, mentre vi rispondo non so ancora se e quanto i vostri timori siano fondati. Ho sentito dire anch’io che il criterio anagrafico potrebbe essere tra quelli scelti per stabilire chi potrà tornare subito alla vita di prima (per modo di dire, perché resteranno alcune restrizioni), e chi invece dovrà starsene a casa un po’ di più. Si tratterebbe di una discriminazione, non molto diversa da quella che riguarda i ragazzi, costretti a casa dalla chiusura delle scuole. Nel caso degli over 70 (o degli over 65, non ho ben capito) ci sarebbe in più una ragione di salute pubblica: a quell’età siamo tutti un po’ più fragili. Non me la sento di dare giudizi.
Spero solo che una simile misura, se adottata, sia spiegata con efficacia dal virologo Massimo Galli (69 anni in luglio), che in questa crisi ci ha accompagnato per mano motivando perché restarsene a casa conveniva a tutti. E spero anche che, chiedendo ai settantenni di pazientare, lo si faccia con il rispetto dovuto a chi tiene in piedi il welfare familiare, educa i nostri figli e con la sua gioia di vivere illumina il mondo.
Cara Lilli, mi pare che l’esercito delle donne agisca, in questo momento difficile, nel nascondimento.
Sono sempre in minoranza. Ci sono eccezioni, come lei e le sue colleghe. Perché voi giornaliste date tanta importanza all’apparire? Il mio non è un invito alla trascuratezza, ma alla riflessione sul messaggio che comunicate. Siate testimoni del nostro ruolo, rinunciando all’immagine da bambolina.
Giancarla Zulberti
CARA GIANCARLA, è vero, in questa emergenza la preponderanza maschile nel discorso pubblico è emersa nettamente: esperti, tecnici, decisori nel nostro Paese sono stati solo uomini. Una vergogna. Alcune nazioni guidate da donne sono state invece tra le più efficaci nel contrasto alla pandemia, basti citare la Germania. Quella maschile non è, però, una “superiorità numerica”: in molte professioni, tra cui quella medica, le donne sono in egual numero o in maggioranza rispetto agli uomini. La percezione di superiorità viene dalla visibilità pubblica che gli uomini hanno e dai ruoli che occupano.
E così passiamo alla sua “critica”. Nel mestiere di giornalista tv cercare di presentare un’immagine impeccabile e autorevole fa parte delle responsabilità verso il pubblico. Nelle redazioni, parlo perlomeno de La7, vige il più rigoroso rispetto delle regole, con cautele che rendono il “trucco e parrucco” molto più complicato di prima, ma non per questo ci sentiremmo autorizzati a presentarci in disordine. Sarebbe come venir meno a una parte del nostro dovere, in un momento in cui tutti dobbiamo dare il massimo. Infine, consenta a me una “critica”: attenti al sessismo. Anche gli uomini che vanno in video vengono truccati e pettinati e – mi creda – ci stanno attentissimi. Solo le donne rischiano di sembrare “bamboline”? Quando un giornalista con i capelli in ordine e la cravatta a posto si sentirà dare del “bambolino” avremo raggiunto la parità.