«IN 3 SETTIMANE IL COVID HA
casa: quella nave da crociera la vedevo dalla collina di Berkeley. Abito a poca distanza dai laboratori dell’IGI, l’Istituto di genomica della University of California del quale sono direttore esecutivo, e la Princess era attraccata là sotto, su una banchina del porto di Oakland. Dovevamo fare di più. Molto di più. Ci riunimmo: si decise di tentare un’impresa che in tempi normali sarebbe stata impensabile».
Jennifer Doudna, 56 anni, la scienziata che otto anni fa ha rivoluzionato l’ingegneria genetica
Lei dirige un centro di ricerca genetica, non un ospedale. Cosa potevate fare?
«Decidemmo di creare un team di ricerca per studiare possibili terapie contro il Covid-19 e anche le sue mutazioni genetiche e i suoi meccanismi di trasmissione asintomatica. Dandoci anche l’obiettivo, vista l’urgenza di arrivare a risultati concreti, di individuare farmaci già esistenti, efficaci contro questo virus. Ma, siccome la principale difficoltà era, e continua ad essere, via le macchine per la sequenza del genoma, rimpiazzate dagli strumenti per i test clinici. Creati ambienti isolati dagli agenti patogeni. Riconvertito il personale, rinforzato con centinaia di volontari arrivati anche dalla Silicon Valley. La tecnica rapida appena elaborata aveva bisogno del via libera federale della Food and Drug Administration. In genere arriva dopo controlli lunghi e complessi ma, messa sotto pressione anche dalla Casa Bianca, la FDA decise, a sorpresa, di trasferire la responsabilità di regolamentare i
Jennifer Doudna, 56 anni, la signora del Crispr (tecnica per modificare le sequenze di Dna che ha rivoluzionato la genetica) racconta la trasformazione del suo super laboratorio a Berkeley «Quattromila