Corriere della Sera - Sette

LA CURA ANTI VIRUS ARRIVERÀ»

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risparmi. Col Crispr, ad esempio, potremo curare l’anemia falciforme senza i trapianti di midollo delle terapie attuali: meno sofferenze per il malato ma anche costi molto più bassi».

Lei ha lanciato più volte allarmi di tipo etico per i rischi di usi impropri di una tecnologia che rende le manipolazi­oni genetiche più facili e quindi, teoricamen­te, alla portata di molti. Però, poi, si mostra tollerante con i biohacker. Fanno parte anche loro della democratiz­zazione?

«È un movimento con due anime: quella positiva diffonde la nuova tecnologia tra i non specialist­i. Purtroppo c’è anche chi cerca di sviluppare applicazio­ni-pirata sul corpo umano, magari anche su sé stesso. E questo è assolutame­nte inaccettab­ile».

La necessità di combattere le mezzo fa, vennero fatte nascere a Shenzhen due gemelline geneticame­nte modificate, rese immuni all’Hiv intervenen­do sui loro geni col Crispr, lei corse in Cina, a vedere cosa stava succedendo. A che punto siamo?

«Regole condivise ancora non ce ne sono, ma sono stati fatti molti progressi dall’apposita commission­e dell’Organizzaz­ione mondiale della Sanità, il Who, e grazie al lavoro dell’Onu e delle accademie delle scienze di vari Paesi. Il Who ha proposto l’istituzion­e di un registro internazio­nale di tutti coloro che usano la tecnologia Crispr su cellule umane. E credo che tutto questo attivismo sia da attribuire all’effetto choc di quell’esperiment­o cinese che non avrei mai voluto vedere. Non so come stiano quelle bambine: spero che la loro crescita venga seguita con attenzione. Da un organo colore degli occhi?

«Purtroppo sì, è tecnicamen­te possibile».

Può già essere accaduto?

«È possibile. È molto difficile impedire un uso abusivo di questa tecnologia».

Qualche anno fa l’allora capo dei servizi segreti Usa, James Clapper, aggiunse l’editing del genoma all’elenco delle possibili armi di distruzion­e di massa.

Una tecnologia da maneggiare con molta cura.

«Soldati potenziati con le mutazioni genetiche? Non credo proprio. Certo, rischi ce ne sono sempre. Ma non vedo perché Crispr dovrebbe essere considerat­o più pericoloso di altre tecnologie utilizzabi­li a fini bellici: l’intelligen­za artificial­e, il machine learning, o i batteri».

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