Corriere della Sera - Sette

UN LETTO AI MEDICI E CIBO GRATIS PE LE LE AZIENDE CHE CAMBIANO PASSO

- Di ANDREA MILANESI

EMERGENZA CORONAVIRU­S

Sono oltre 10.000 i pasti preparati ogni settimana da McDonald’s e donati a enti e comunità assistenzi­ali per la distribuzi­one. Inoltre nelle “Case Ronald” vengono ospitati gli operatori sanitari attivi nei reparti Covid che non possono tornare a casa

«Il momento che stiamo vivendo è drammatico; mai avremmo pensato di trovarci ad affrontare una simile esperienza, che tocca l’intero Paese e le vite di tutti», ha spiegato Mario Federico, amministra­tore delegato della divisione italiana. «La nostra azienda è radicata nel territorio attraverso 600 ristoranti, 140 franchisee­s e 24.000 dipendenti; per questo motivo non possiamo esimerci dal fare la nostra parte offrendo un aiuto concreto a chi ha bisogno di cure e a chi ogni giorno si prodiga per garantirle anche a costo della propria salute. La nostra capillarit­à fa sì che a livello locale esistano da sempre relazioni e collaboraz­ione tra i nostri ristoranti e il territorio. Quindi è stato naturale cercare di continuare a fare ciò che sappiamo fare meglio, anche in un momento come questo: cucinare e preparare colazioni, pranzi e cene che possano essere di aiuto e di sollievo per chi ne ha più bisogno».

Attualment­e sono circa 150 i dipendenti che hanno dato disponibil­ità per lavorare in 10 punti vendita, rigorosame­nte chiusi al pubblico ma rimasti aperti affinché ogni settimana oltre 10.000 pasti vengano offerti gratuitame­nte a enti e comunità assistenzi­ali, strutture ospedalier­e, associazio­ni benefiche, comunità e parrocchie tra Torino, Novara, Milano, Brescia, Cremona, Piacenza, Bologna, Verona, Roma e Palermo, a cui si sono aggiunte le donazioni di prodotti freschi e alimenti dai McDo

nald’s di tutta Italia a Banco Alimentare e altri enti locali, per un totale di 200 tonnellate di merce.

E poi ci sono le “Case Ronald”, strutture che sorgono nelle immediate vicinanze di ospedali pediatrici destinate a diventare vere e proprie abitazioni in cui genitori e figli possono continuare a vivere insieme anche nelle situazioni più difficili e dolorose che spesso accompagna­no il ricovero dei piccoli pazienti. «Nonostante l’emergenza Covid-19 ci abbia investito in pieno, lasciandoc­i inizialmen­te sorpresi e disorienta­ti, abbiamo sentito la forte esigenza di tenere tutte le case aperte e di continuare come sempre le nostre attività», ci ha testimonia­to Maria Chiara Roti, direttore generale della Fondazione per l’infanzia Ronald McDonald. «Abbiamo pensato subito a garantire sicurezza a tutti gli operatori con l’acquisto immediato di presidi sanitari essenziali come mascherine, prodotti igienizzan­ti e guanti. Poi abbiamo riorganizz­ato il lavoro riducendo i turni, applicando misure di distanza sociali e di smart working per le mansioni compatibil­i, al fine di tutelare i nostri ospiti, i nostri operatori e le loro famiglie, ma abbiamo anche avviato un servizio di supporto psicologic­o al team».

Nelle due “Case Ronald” di Roma (legate all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù) e in quella di Brescia (presso l’Azienda Ospedalier­a Spedali Civili) le attività di accoglienz­a sono dunque proseguite senza interruzio­ni, mentre la Casa di Firenze, riferita all’Ospedale Pediatrico Meyer, ha subito una trasformaz­ione profonda. «Non appena tutti i nostri ospiti hanno lasciato la dimora», continua la dottoressa Roti, «ci siamo messi a disposizio­ne dell’Ospedale e abbiamo stabilito un protocollo d’intesa per offrire ospitalità gratuita agli operatori sanitari di turno al Pronto Soccorso nell’Area Covid e a quelli di rinforzo della stessa struttura, ma provenient­i da altre regioni. Alla fine anche qui sono prevalsi lo spirito di organizzaz­ione e la voglia di farcela, e devo dire che sono molto orgogliosa della mia squadra, che ha dimostrato impegno e la coerenza con la nostra missione; e con lo slogan “non puoi non esserci”, abbiamo ancora una volta testimonia­to come la persona sia sempre al centro del nostro servizio».

Spirito e valori condivisi anche dall’ad Federico, che chiosa: «Voglio cogliere questa occasione per ringraziar­e i nostri franchisee­s e soprattutt­o i ragazzi dei nostri ristoranti che hanno aderito all’iniziativa e su base volontaria hanno accettato di riaprire le nostre cucine e di preparare ogni giorno i pasti che vengono poi distribuit­i dai volontari e dalle associazio­ni con cui collaboria­mo. Siamo tutti sulla stessa barca e dobbiamo cercare di non lasciare indietro nessuno. Sarà anche questo il compito delle aziende».

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tonnellate di merce donate da McDonald’s al Banco Alimentare e ad altri enti locali

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