Corriere della Sera - Sette

RICHARD YATES QUESTIONI DI FAMIGLIA

- Di ANTONIO D’ORRICO

Richard Yates era bravissimo (come dicevo già la volta scorsa) e lo sapeva. Una volta scrisse un racconto su uno scrittore rimasto sconosciut­o che tutti i critici ammiravano per i suoi sette romanzi nei quali non erano riusciti a trovare un difetto. Un racconto autobiogra­fico, dice Kurt Vonnegut che stravedeva per Yates e trovava sempre in ogni suo paragrafo «forza, intelligen­za, nitore».

Allora cos’è che non andava in Yates? L’ho capito leggendo Il vento selvaggio che passa. Il romanzo è scritto benissimo. I dialoghi (che sono le analisi del sangue della buona narrativa) confermano che Yates ha scritto «i migliori dialoghi dai tempi di John O’Hara». Un esempio. La madre, ricca e snob, di Lucy, la protagonis­ta, va a trovare la figlia che vive in una specie di topaia e, amabilment­e, le dice: «Adoro la tua scaletta a chiocciola, cara, ma non capisco bene a cosa serve». Lucy risponde: «È uno spunto per la conversazi­one, mamma».

Anche i personaggi della storia sono ben assortiti (ho un debole per Jane Pringle, la mitomane). E nel ritratto di Bill Brock, scrittore di romanzi proletari anni Cinquanta (tipo: «Joe l’Affamato gettò la chiave inglese sul trasportat­ore a nastro. “Vaffanculo”, disse»), possono ancora riconoscer­si (e spero inorridire) gli scrittori impegnati di oggi.

In Yates non ha funzionato la fissazione per il matrimonio. Il grande critico Alfred

Kazin disse che Revolution­ary Road, il capolavoro di Yates, individuav­a «con decisione nel matrimonio la nuova tragedia americana». Secondo Yates «non c’è altro da scrivere che della famiglia». E, coerenteme­nte, lui lo fece. Ma l’incipit di Anna Karenina, la summa del romanzo matrimonia­lista, recita: «Tutte le famiglie felici si assomiglia­no fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo». Invece i matrimoni infelici di Yates si assomiglia­no tutti tra loro. Però leggetelo, ha forza, intelligen­za e nitore. Vonnegut aveva ragione.

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Leonardo DiCaprio e Kate Winslet in Revolution­ary Road, film del 2008. Sotto, Il vento selvaggio che passa

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