Indignatevi, uomini sulle tante task force senza donne
Cara Lilli, le donne sono tagliate fuori dalle task force governative. Nel Comitato tecnicoscientifico della Protezione Civile non ce n’è una. Però il personale sanitario in prima linea è prevalentemente femminile. Nei Paesi governati da donne (per fare qualche esempio: la Germania di Angela Merkel, la Finlandia di Sanna Marin, Taiwan con Tsai Ing-wen e la Nuova Zelanda con Jacinda Ardern) l’emergenza sanitaria è stata affrontata con risultati migliori. Perché nessuno, a cominciare dal presidente della Repubblica, si indigna e dice nulla in proposito?
Gabriele Salini gabriele.salini@gmail.com
CARO GABRIELE, la quasi totale assenza di donne nelle task force che si stanno occupando dell’emergenza coronavirus è purtroppo la cartina di tornasole della cronica mancanza di rappresentanti femminili in tutti i posti decisionali e di potere in Italia. Il Comitato di esperti in materia economica e sociale recentemente istituito dal presidente del Consiglio e presieduto da Vittorio Colao conta solo 4 donne su 18 membri.
Per non parlare, come giustamente lei ricorda, del Comitato tecnico scientifico della Protezione Civile, con un organico esclusivamente maschile. Potrei andare avanti con i numeri della task force dati per l’emergenza Covid (17 donne su 76 componenti) e con molti altri desolanti elenchi di soli uomini nei team di esperti che si stanno occupando del destino del nostro Paese.
Nessuno è più autorizzato a pensare che non ci siano donne all’altezza della situazione: le nostre scienziate, dottoresse e ricercatrici ricoprono ruoli di massima responsabilità in molti altri Paesi, dove è ormai chiaro che privarsi delle competenze femminili non è solo anacronistico ma anche penalizzante. Per questo ben venga una squadra tutta al femminile come “Donne per un nuovo Rinascimento”, voluta dalla ministra delle Pari Opportunità Elena Bonetti per riunire manager, economiste, imprenditrici pronte a pensare a come ripartire dopo questa pandemia. E anche l’interrogazione parlamentare dell’ex presidente della Camera Laura Boldrini per chiedere al governo come rispetterà i principi costituzionali dell’uguaglianza e della parità nelle prossime nomine.
Ma non basta. Sono moltissime le associazioni che denunciano il «ritardo cronico» che in Italia sconta la questione di genere, anche in questa emergenza sanitaria: l’associazione Fuori Quota ricorda che le donne sono in prima linea come operatrici del sistema sanitario, dell’istruzione, dei servizi, ma restano fuori dalle stanze dei bottoni.
Anche in questa pandemia siamo noi il principale ammortizzatore sociale della crisi: una donna su tre secondo un sondaggio di Valore D gestisce smartworking, cura dei figli e lavori domestici fin dall’inizio del lockdown. Continuo a pensare che le donne debbano pretendere con forza di avere ciò che loro spetta, e smetterla di chiedere educatamente.
Non è vero, dunque, che nessuno dice nulla: le donne indignate sono moltissime.
Quando lo sarete anche voi uomini?
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