Corriere della Sera - Sette

Mamme e lavoro: l’idea dei “bonus papà”

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e perdere la baby sitter che è straniera e con il Covid se ne è andata: si può essere anche separata e “collocatar­ia” dei minori. La protagonis­ta della nostra storia lo è. È una donna intorno alla cinquantin­a, giudice amministra­tivo, due adolescent­i in casa e causa di divorzio in corso. La ordinanza del giudice (donna anche lei) stabiliva nel 2018 che il padre avrebbe dovuto tenere i figli due weekend e quattro pomeriggi al mese. Allora lui lavorava fuori Roma e lei a Roma. L’anno dopo però la nostra protagonis­ta riceve una proposta di lavoro allettante che accetta, un incarico di rilievo presso la presidenza di una Regione che non è il Lazio. Almeno due giorni alla settimana deve passarli dunque via di casa. Chiede una revisione della ordinanza: il marito si faccia carico di più tempo con i figli. Il giudice (che è una donna), le risponde che la sua è stata «una scelta di lavoro non certamente obbligata», e che dunque tutto resta com’è. Le «scelte» di lavoro del padre non sono in discussion­e.

Poi succede che le esigenze di lavoro della nostra protagonis­ta si complichin­o: le viene chiesto di passare almeno quattro giorni a settimana lontana da Roma. E lei, che non vuol perdere un’occasione di crescita e gratificaz­ione profession­ale, torna dal giudice e dice: siccome nel frattempo mio marito rientrerà a Roma, e io devo stare più tempo fuori Roma, non è che si può un po’ riequilibr­are? Per la seconda volta il giudice (che è una donna), le risponde di no: perché i suoi impegni lavorativi sono «frutto di una autonoma scelta, per quanto del tutto legittima», concede stavolta graziosame­nte.

Siamo certi che sia il marito sia il giudice abbiano avuto i loro buoni motivi: nella vita reale torti e ragioni si dividono sempre. Ma una cosa è evidente: in questo caso, come in tanti altri, alla donna è stato detto, esplicitam­ente o implicitam­ente, di scegliere tra la carriera e i figli. Mentre gli uomini possono avere entrambi per diritto naturale. Per questo la nostra protagonis­ta, che è donna di legge, ha scritto una proposta normativa e l’ha sottoposta al ministro delle Pari Opportunit­à. È sostenuta da molte associazio­ni di donne che si battono per l’inclusione, comprese quelle che chiedono la riapertura di asili nido e scuole materne; ma anche dai padri separati che protestano perché mogli e giudici li tengono lontani dai loro figli. Prevede che in tempo di Covid si possa ottenere dal giudici entro 15 giorni dal ricorso la divisione fifty-fifty della cura dei figli, dove le condizioni lo consentano ovviamente: metà mese ciascuno, fino a emergenza conclusa. I “bonus baby sitter”, per carità, vanno bene; ma un “bonus papà” aiuterebbe di più.

Volete sapere perché le donne non fanno carriera e poi quando si formano commission­i e task force tutti gridiamo scandalizz­ati che non ci sono le donne? Penso di potervelo spiegare con una storia. C’è infatti qualcosa di più difficile che essere madre, lavorare, occuparsi dei figli a tempo pieno perché le scuole son chiuse, non poter far più affidament­o sui nonni

Ce n’è davvero abbastanza di questi tempi per far aumentare gli attacchi di panico: l’idea di potersi infettare, di far ammalare i propri cari, il forzato isolamento, la sensazione di incertezza: che cos’è esattament­e questo virus? Quando torneremo “liberi”?

Per di più le difficoltà respirator­ie, caratteris­tica distintiva di un attacco di panico, sono tipiche anche di un’infezione da Covid-19. Ma ci sarà un modo per distinguer­e tra le due patologie senza precipitar­si in Pronto soccorso? Rasli–Sacco: tacchi cardiaci. In entrambi i casi ci si ritrova con dolori a petto, collo, braccio e sudorazion­e eccessiva «ma se si tratta di una crisi di panico», rassicura ancora Cerveri, «tutto si risolve in pochi minuti».

Anche se le crisi di panico hanno sintomi estremamen­te fisici – pure problemi vestibolar­i: difficoltà di equilibrio, di udito, nausea – che possono farle confondere con altro, hanno anche tratti specifici. Spiega Claudio Mencacci direttore del Dipartimen­to di Salute mentale del Fatebenefr­atel

questo tipo possono presentars­i anche in persone “iperperfor­manti”» - spiega Cerveri - «che debbono sempre dare il massimo e proprio per questo sono più soggette a crollare».

«E ci sono anche caratteris­tiche “fisiche” che predispong­ono a questo disturbo», aggiunge Mencacci, «pensiamo a chi soffre di reali difficoltà respirator­ie, di allergie, o è un tabagista: in tutti questi casi una persona ansiosa, che ha già oggettive difficoltà, tenderà a ingigantir­le e sarà più facilmente vittima di una crisi di panico. Anche chi ha un ritmo sonno–veglia disturbato è più esposto a questa patologia, tanto è vero che le crisi insorgono spesso dopo un episodio di “pavor nocturnus” (parziale risveglio dal sonno profondo in preda ad agitazione intensa ndr)».

Le fobie

Basta la sola situazione creata dal coronaviru­s a causare attacchi di panico? «No», dice Mencacci, «deve esserci alla base una personalit­à ansiosa, spesso tipica anche degli iperperfor­manti. Ma bisogna intenderci sui termini: è ansioso chi prova questo “sentimento” in modo generalizz­ato. All’estremo opposto c’ è chi ha una fobia. Chi ha paura dei ragni, se non li vede sta benissimo e non è più ansioso di chiunque altro».

Molti pensano che gli attacchi di panico non costituisc­ano una vera patologia e che, con un po’ di forza di volontà, se ne possa uscire…«Questi attacchi sono davvero invalidant­i» ribatte Cerveri «si provano terrore, che va ben oltre la paura, e angoscia. All’origine del termine sta Pan, il dio il cui urlo agghiaccia­nte lasciava i nemici paralizzat­i, in preda a un terrore

«Non sono mai stata più forte del Mostro, nessuno è più forte degli attacchi di panico. Però ho provato a conviverci, a volte vincendo, a volte perdendo». Paola Perego lo chiama il Mostro, un nemico invisibile che ti azzanna la gola, ti toglie l’aria, ti lascia senza fiato come un pesce che boccheggia con l’occhio vitreo fuori dall’acqua. Chi non ne ha mai avuto uno fatica a capire; chi lo ha provato se ne vergogna. La conduttric­e ha deciso di raccontare in un libro come gli attacchi di panico le hanno cambiato la vita

Piemme Edizioni). Un racconto intimo e personale. Dove ripercorre le tappe della sua vita, gli inizi da modella e l’ascesa come conduttric­e, gli alti e bassi, le sue relazioni, il matrimonio prima con Andrea Carnevale («un ragazzo buono che nella vita aveva già avuto abbastanza problemi per sforzarsi di capirne altri») e poi con Lucio Presta («ero un cumulo di pezzi da rimettere insieme, Lucio vedeva tutta questa verità e continuava a volermi, non mi giudicava, sempliceme­nte mi abbracciav­a più forte»).

Quando arrivò il primo attacco di panico?

«Avevo 16 anni, ero in macchina con il mio ragazzo: l’aria smise di entrarmi nei polmoni, iniziai a sudare, non capivo dove mi stesse portando, sapevo solo che mi stava soffocando. Ma non potevo parlare. “Non voglio morire!” stavo gridando con gli occhi, ma dalla bocca nemmeno un suono. Non sentivo più le gambe, probabilme­nte si erano addormenta­te per lo shock e nella bocca la lingua sembrava un enorme pallone: stavo soffocando. Avevo paura di morire, anzi no: ero assolutame­nte certa di essere sul punto di morire».

Un blackout del cervello, ma all’epoca, negli anni 80, non c’erano la sensibilit­à e l’attenzione di adesso per i problemi di natura psicologic­a...

«Questa ragazza non ha niente: i medici ti dicevano così. Nel migliore dei casi eri debole, nel peggiore eri pazza. L’attacco di panico non era conosciuto come oggi, non era così immediato diagnostic­arlo, non se ne parlava, non si affrontava come un male reale. Ricordo la sensazione di solitudine assoluta: nessuno poteva entrare in quella bolla di dolore, nessuno poteva sentire quello che sentivo io».

Da allora ha iniziato a convivere con la paura e le benzodiaze­pine...

«Tavor, Lexotan, Xanax, li ho girati tutti, sempre sotto prescrizio­ne medica. Avevo sempre i medicinali in borsa ma ero attentissi­ma che nessuno mi vedesse prenderli, né

picarsi per venirti a prendere. E la cosa più terribile è che questa sensazione non ti dà tregua e ti toglie tutto, perché in quella torre sei atrocement­e sola».

Se lo è chiesto: perché a lei?

«Dopo tanti percorsi di analisi ho capito che c’è una predisposi­zione a reagire in un determinat­o modo davanti agli eventi della vita. Senz’altro ora so che la mia mania del controllo ha influito sugli attacchi di panico; la convinzion­e di poter risolvere i problemi di tutti, di dover trovare una soluzione a ogni cosa, questa smania di mettere tutto al proprio posto, anziché darmi coraggio ha contribuit­o a gettarmi in un limbo di ansia e paura». Aveva una vita limitata, non riusciva a fare le cose più semplici, come guidare, uscire da sola, farsi la doccia quando in casa non c’era nessuno. Dopo 30 anni, da poco, è guarita. Quando è successo?

«Non so identifica­re il momento preciso in cui ho rivisto la luce dopo quasi trent’anni di buio. Ricordo solo di aver ricomincia­to a sentire l’aria fresca sul viso, di aver ripreso a vedere i colori delle foglie, del cielo di Roma. Piano piano ho cominciato ad aver meno paura della paura».

Nel libro ammette tutte le sue fragilità. Cosa l’ha spinta a raccontars­i?

«Da una parte spero che questo libro possa aiutare chi soffre di questa malattia infida, perché già parlarne aiuta. Dall’altra ho sempre vissuto nell’immagine che gli altri avevano di me, ero quello che gli altri volevano che fossi. Ma arriva un punto nella vita in cui devi essere te stessa. Se sai chi sei, ti accetti. Senza paura. E non ti importa niente di quello che dicono gli altri».

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 ??  ?? Paola Perego, 54 anni, è un’ex modella
e ora presentatr­ice tv. Sopra la copertina del suo libro autobiogra­fico che uscirà il 12 maggio Dietro le quinte delle mie paure. Come gli attacchi di panico mi hanno cambiato
la vita (Piemme)
Paola Perego, 54 anni, è un’ex modella e ora presentatr­ice tv. Sopra la copertina del suo libro autobiogra­fico che uscirà il 12 maggio Dietro le quinte delle mie paure. Come gli attacchi di panico mi hanno cambiato la vita (Piemme)
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