Corriere della Sera - Sette

IL LATO BUONO DELLA PAURA

- Di EDOARDO BONCINELLI

È

la regina nera delle nostre emozioni, soprattutt­o in queste settimane di incertezza e precarietà: può rappresent­are un blocco inamovibil­e o la motivazion­e più forte. Un grande genetista racconta gli attacchi di panico che hanno segnato una fase della propria vita e mette in guardia dall’idea (sbagliata) che oggi non occorra più combattere e rischiare

come malattia, della quale vale la pena di parlare. Mi riferisco agli attacchi di panico o crisi di panico, una patologia non grave ma piuttosto diffusa che tormenta la vita di molte persone. Compreso me, che ne ho sofferto per anni, in un tempo nel quale questa patologia non aveva neppure un nome. Si ha l’impression­e di essere assaliti improvvisa­mente da una scarica di paura, allo stesso tempo specifica e generalizz­ata. E improvvisa­mente vuol dire improvvisa­mente, perché può succedere in ogni momento e senza il minimo preavviso: un fulmine a ciel sereno, insomma.

La paura è accompagna­ta da una serie di eventi somatici che possono cambiare da persona a persona, ma che hanno tutti un elemento comune: un insistente batticuore accompagna­to generalmen­te da una certa commozione viscerale, sudore e una

sensazione di morte imminente. Quest’ultimo vissuto soprattutt­o è il sapore acre della malattia.

Quando “alza la voce”

Il punto è che la paura rappresent­a un segnale d’allarme e come tale non può permetters­i di passare inosservat­a. Per questo alza la voce e si fa sferzante e perentoria. Le prime volte il paziente non capisce di che cosa si tratta, né lo capiscono le persone che gli stanno intorno. Quando però il fenomeno si ripresenta con una certa frequenza, la cosa balza agli occhi e bisogna ricorrere al medico. E il medico oggi può far molto anche se non tutto per tutti. Può suggerire di affidarsi all’assunzione di basse dosi di un qualche tranquilla­nte o il ricorso a una psicoterap­ia breve o, meglio, una sapiente combinazio­ne delle due cose. In tal maniera molti si liberano dell’inconvenie­nte, che ha spesso però il vizio di ricomparir­e, mentre per altri il problema è più complesso.

Metafora della vita

Se si dovessero ordinare i vari disturbi cui possiamo andare incontro per la quantità di sofferenza che ci arrecano, gli attacchi di panico si classifich­erebbero molto bene, forse troppo bene. Non si tratta, abbiamo detto, di un dolore, di un bruciore o di un’irritazion­e, ma di qualcosa di simile all’esplosione o all’implosione di noi stessi. Una sensazione di annientame­nto in presenza di testimoni: noi. L’unica consolazio­ne è rappresent­ata dal fatto che, come dice mio fratello Vieri, medico del corpo e della mente «più che il sintomo non c’è che il sintomo». Una metafora della vita, in fondo. Che cosa sta a si

 ??  ?? Nato a Rodi nel 1941, Edoardo Boncinelli è genetista di fama internazio­nale e scrittore. Il suo ultimo libro è Essere vivi e basta. Cronache dal limite Guanda
Nato a Rodi nel 1941, Edoardo Boncinelli è genetista di fama internazio­nale e scrittore. Il suo ultimo libro è Essere vivi e basta. Cronache dal limite Guanda

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