NON UN OGGETTO, MA UNA CATEGORIA DI PENSIERO: L’UNIVERSO NASCOSTO IN UNA BORSA
Alice che precipita nel tronco cavo alla rincorsa del Bianconiglio e si trova, durante la caduta, immersa in una miriade di oggetti, citazioni, ricordi. Ma anche Harry Potter catapultato all’interno del Pensatoio custodito da Albus Silente nel suo studio a Hogwarts, alla riscoperta di ciò che è custodito all’interno della memoria di altri. Accade lo stesso aprendo una borsa. Un mondo, mondi. Non solo un sostantivo, un concetto complesso. «Nella lingua anglosassone bag, o meglio bags significa l’intero universo legato all’oggetto/accessorio borsa e ai significati che incarna: da quelle che ci accompagnano nella quotidianità a quelle da viaggio. A quelle dei rappresentati del potere istituzionale. Fino ai bauli», spiega Lucia Savi, ricercatrice del Victoria & Albert Museum di Londra nonché curatrice della mostra Bags: Inside Out, annunciata dall’istituzione londinese per aprile 2020, pronta per essere allestita e, bloccata per la pandemia, posticipata a novembre. Proprio per questa ragione il titolo scelto per la mostra (due anni di lavoro alle spalle, la prima così articolata dedicata a questo accessorio) sta a significare un viaggio all’interno di un universo. Articolato ed eterogeneo.
Oggetti del desiderio Nonostante l’emergenza però, il mondo legato a quello che è ormai un complemento del nostro modo di essere e apparire è riuscito almeno in parte, come rivelano alcuni grandi marchi del made
in Italy, a proteggersi dall’attacco del virus. Le borse sono rimaste oggetti del desiderio e hanno continuato a essere acquistate tramite e-commerce, benché non in modo così corposo come nei mesi precedenti l’emergenza. «Sia ben chiaro però si tratta di handbags», precisa la studiosa di origini italiane, da anni londinesizzatasi. La differenza? «Handbags sono le borse che si portano a mano, poi proposte in tutte le versioni e modelli (per capirci dalla tradizionale borsa da donna con i manici, allo zaino e alla 24 ore ndr). Mentre bags, come dicevo è come una categoria di pensiero».
It-bag, neologismo
La moda, intuitiva e sintetica nei suoi messaggi ha introdotto una delle espressioni tormentone di quest’ultimo decennio circa, Itbag: il vocabolario Treccani la inserisce nel 2012 tra i neologismi, come oggetto del desiderio. In realtà le It-bag come simbolo hanno storia antica non appartengono solo all’oggi.
Un rapido catalogo a cavallo tra XX e XXI secolo vede tra le Madamine di mozartiana ascendenza, dive di Hollywood e donne di potere. Grace Kelly e Jane Birkin con i rispettivi modelli creati da Hermès, ma solo nel secondo caso omaggio all’attrice: il famoso modello Kelly prende questo nome dopo essere stata usata dalla neo principessa di Monaco in dolce attesa (in pubblico censurata coprendosi con questa ampia borsa) di Carolina; nasceva come borsa porta sella. Analogia con Lady Dior, dell’omonima griffe francese: prima il modello era Chouchou, dopo che Lady D ne riceve una in dono da Madame Chirac diventa la “sua” borsa. E ancora Gucci con Jackie, modello
ovale inseparabile per la doppia First Lady Kennedy/Onassis. C’è la Baguette di Fendi: adorata da Carrie Bradshow/Sarah Jessica Parker in Non si può poi non citare la 2.55 di Chanel e l’introduzione della tracolla. Il caso di Speedy di Louis Vuitton, amata da Audrey Hepburn: per lei viene ripensata nell’attuale bauletto. «Tutti esempi di emulazione, identificazione, attraverso quest’oggetto, tramite di comunicazione», sottolinea Savi. «Nel caso di Vuitton/bauletto, anche l’utilizzo dell’oggetto come punto di partenza di sperimentazioni artistiche».
Il riferimento è a Marc Jacobs, negli anni in cui, dal 1997, è al timone creativo della griffe e coinvolge in collaborazioni creative da Julie Verhoeven a Takashi Murakami. Fino alle collaborazioni più recenti con Jeff Koons e i capolavori dell’arte pittorica come la Gioconda del Louvre. Anche se a dire il vero i media avevano fatto notare che la blasonata collezione ricordava le shopping bag più accessibili vendute alle mostre.
Dialogo tra mondi
«Il potere di comunicazione di una borsa. Eccolo. Un capolavoro senza tempo di Leonardo o Tiziano rielaborati in modo da unire mondi all’apparenza lontani. Shopping bag? Basta pensare a quelle di istituzioni come il Non è una semplice borsa di tela. Ma è quella “borsa di tela” simbolo di appartenenza. C’è una sorta di analogia con le It-bag. Va anche considerato il dialogo tra mondi e realtà differenti: la funzione d’uso, l’arte, la cultura. Significativo il caso dello zainetto nero creato da Prada nel 1984 con il cosiddetto nylon Vela. Pratico per il tipo di utilizzo. Divenuto una “It” fino a