LA SCELTA DI TORNARE PER RIDARE LUCE AL BUIO
«Thriller dell’inconscio» lo ha chiamato Cristina Comencini. Ed è abbastanza raro che un’autrice riesca a definire con uno slogan così preciso il proprio lavoro. Effettivamente Tornare, 17° film della regista romana figlia d’arte che nel 2005 ci regalò il molto affine La bestia nel cuore, questo è. L’anima protagonista è quella di Giovanna Mezzogiorno/Alice ormai lontanissima e respinta dal paese delle meraviglie della sua infanzia che è stato Napoli, la Napoli altoborghese del mare che bagna Posillipo. Vi torna, sola, dall’America in cui si è affermata come giornalista, per la morte del padre ufficiale di marina. E nella vecchia villa d’infanzia e adolescenza ritrova luoghi, persone, situazioni che ricorda perfettamente e altri, come Vincenzo Amato/Marc di cui non ha apparentemente ricordo. Ma che nell’anima hanno lasciato una traccia. Una ferita. Rimossa. Che il viaggio interiore, psicanalitico, riporterà drammaticamente in superficie. Ecco, il pregio fondamentale di questo film cupo, complesso, opprimente, di certo imperfetto e poco conciliante verso il grande pubblico, sta proprio nella capacità di trasformare un percorso psicanalitico in un racconto vivo, convincente, ben interpretato da Mezzogiorno, Amato e dalla promettente Beatrice Grannò (27 anni l’altro ieri). Presentato a fine ottobre scorso alla Festa del cinema di Roma, è stato fermato dal coronavirus a un passo dall’uscita in sala a marzo e da lunedì scorso si è arreso all’on demand su tutte le principali piattaforme, da Sky Primafila a Chili, da Timvision a Google Play e Infinity.
LA FRASE
Regia di C. Comencini con G. Mezzogiorno, V. Amato