RIECCO CATWOMAN DA MONTECITORI0 ALLE MASCHERINE
Nel baule dei ricordi – e sequenza che segue traccia un’impressionante parabola discendente dagli anni Novanta ai giorni nostri, che inizia da ricordi belli, passa da ricordi meno belli e termina con ricordi che saranno consegnati alla storia come decisamente brutti – ci sono una croce di Vandea, un completo da Catwoman corredato da un frustino e una mascherina. La prima, simbolo dei militi dell’Armata cattolica reale che si opponevano alla Rivoluzione francese («Dieu le roi», Dio è il re), le era stata regalata da un politico ultracattolico vicino a Jacques Chirac; lei la portava negli anni Novanta, all’epoca in cui era presidente della Camera dei deputati. Il secondo, trovata pubblicitaria dell’agente Lele Mora, l’aveva indossato per un servizio fotografico nel 2007; doveva servire a potenziare l’audience del suo programma Mediaset Tempi moderni e invece aveva finito per fare arrabbiare il sindacato interno dei giornalisti del Biscione. L’ultima, e siamo ai giorni nostri, è quella che l’ha messa in guai decisamente più seri.
A ventisei anni dai giorni in cui diventava la più giovane presidente della Camera della storia d’Italia, Irene Pivetti si vede contestato dalla procura di Savona un variopinto bouquet di reati che vanno dalla ricettazione alla frode nell’esercizio del commercio, dalla vendita di oggetti con impronte contraffatte a qualche violazione delle leggi doganali. La partita di quindici milioni di mascherine venduta dalla sua Only Logistic Italia al governo italiano per oltre trenta milioni di euro – procedura d’emergenza, figlia del momento più drammatico della Fase 1 di