STREAMING: GLI OVER 50 BATTONO I MILLENNIALS
Ok boomer. Lo streaming è proprietà delle nuove generazioni, sia di ascoltatori che di artisti. Del resto la gara (e i soldi) si fa su quelle piattaforme: nei giorni scorsi Ifpi, la federazione mondiale delle case discografiche, ha diffuso i dati economici del 2019: fatturato in crescita per il sesto anno (+8,2%, la stessa percentuale in Italia) con lo streaming che vale più della metà (56,1%) e che cresce soprattutto nella quota a pagamento (+24,1%) con 341 milioni di abbonati. La maggior parte, secondo una ricerca inglese, sono Millennials e Generazione Z: gli under 34 sono il 57,7 per cento, ma nell’ultimo anno sono cresciuti di poco (+ 14%). Ad aver messo mano al portafogli per un abbonamento sono stati soprattutto gli over 55 (+39%), ma anche i 45-54enni hanno deciso di provare lo streaming più dei giovani. Sarà anche per questo che nella top 10 degli artisti globali dello scorso anno c’erano anche i Queen e i Beatles? I boomer ascoltano per meno ore e quindi le loro preferenze influenzano meno la classifica, ma se tutte le piattaforme e le classifiche dovessero adeguarsi all’idea di Deezer di ripartire i proventi di ogni abbonamento in funzione di quello che ascolta chi ha pagato gli artisti classic potrebbero trovare nuovi spazi. Le chitarre, i boomer degli strumenti, non sono morte.