Corriere della Sera - Sette

I rischi di un caffè preso a Voghera Differenze tra salotti

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LA PIÙ BELLA BATTUTA della settimana è di Oliviero Pesce. Avevo detto, per esperienza personale, che Alberto Arbasino, Veneratiss­imo Maestro nato a Voghera, non era bravo a fare il caffè (Nescafé nella fattispeci­e). Ed ecco la battuta di Oliviero: «Chi ricorda Michele Sindona sa bene che il caffè comporta seri rischi, a Voghera».

Flashback: il finanziere Sindona fu avvelenato con un caffè al cianuro nel carcere di Voghera. Uno dei noir più foschi della Prima Repubblica che ispirò la magistrale vignetta del grande Forattini dove la tazzina omicida aveva le fattezze di Giulio Andreotti (con il manico a forma di orecchio a sventola).

LIVORI IN CORSO. Ferruccio Ruzzante, conscio (essendo del 1953) che «il futuro non è più quello di una volta» e che quindi «conviene parlare subito o tacere per sempre», aveva inveito contro Paolo Sorrentino, «qualunquis­ta da terrazza romana». Scrive Giancarlo Di Nunzio: «A proposito di “romanità radical chic”, ricordo che Lodovico Festa, ex dirigente del Pci, nel romanzo La provvidenz­a rossa stabilì la fondamenta­le differenza tra salotti romani e milanesi. I primi propongono un “eterno assemblagg­io di tutti, di destra e di sinistra, del cinema e del mattone, delle guardie e dei ladri”. Le Verdurin milanesi, invece, praticano “l’innamorame­nto assoluto ma temporaneo, per questa o per quella categoria”». Bel romanzo (Sellerio)!

La provvidenz­a rossa

FERRUCCIO RUZZANTE, sempre conscio che essendo del 1953 o parla ora o tacerà per sempre, se la prendeva anche con Enrico Vanzina, «radical chic». Di Nunzio gli risponde lapidario: «Per me Vanzina è il Franco Ferrarotti di Roma Nord». Nel senso del padre nobile della sociologia italiana, fresco 94enne, sempre lucidissim­o (nel mare di chiacchier­e sul Covid-19, Ferrarotti, vedi l’intervista ad Alessandro Zaccuri sull’Avvenire del 7 aprile 2020, illumina d’immenso). Approfitto per dire che la casa editrice Marietti 1820 ha appena concluso l’encomiabil­e pubblicazi­one delle opere complete del Prof.

FERRUCCIO RUZZANTE, sempre conscio che essendo del 1953 o parla ora o tacerà per sempre, si avventava poi su Toni Servillo: «Espressivo come un palo della luce». Reagisce Pio Ciampa: «“La vita è terribile e il bello è che tiene pure il senso dell’umorismo”. Cito dal film 5 è il numero perfetto, a proposito della definizion­e di palo della luce riferita a Toni Servillo. Di 5 è il numero perfetto l’attore è protagonis­ta, e il critico Valerio Caprara così lo ha recensito: “Servillo saprebbe rendere memorabile anche la lettura dell’elenco telefonico”».

Pija, incarta e porta a casa, come si dice sulle terrazze radical chic romane.

È ORMAI di pubblico dominio che avevamo fissato con Ciampa una cena al ristorante Ciccio Sultano. Pio è preoccupat­o: «Maestro, ma per andare da Ciccio Sultano a Ragusa Ibla, luogo camilleria­no per eccellenza, cosa scriviamo sulla autocertif­icazione?». Scriviamo: «Riunione improcrast­inabile Comitato Montalbano». Dobbiamo essere gli unici fessi che non tengono un comitato oggi?

CARO CLAUDIO,

come me è a favore delle quote di genere non pensa

che alle donne spettino i posti di comando a prescinder­e

dai loro meriti. Ma che, a parità di curriculum e

di competenze, possano avere la precedenza sugli uomini,

considerat­i ancora oggi l’unica scelta possibile. È

una forzatura necessaria ma lungimiran­te se vogliamo

finalmente avvalerci delle tante competenze femminili,

troppo spesso tagliate fuori da

un mondo organizzat­o su standard

ostinatame­nte maschili.

Quanto ai suoi due esempi, le

ricordo che consentire alle donne

di accedere alle stanze dei bottoni

non significa essere certi che saranno infallibil­i: esattament­e come i colleghi maschi, anche noi possiamo sbagliare. Il punto è che

a voi fino ad ora è stato non solo

consentito, ma addirittur­a garantito.

– A noi no. E siccome di errori

anche marchiani

ne abbiamo visti

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