Corriere della Sera - Sette

ASPETTO LA PROSSIMA SBERLA»

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interconti­nentali ogni due anni». Aveva ragione Greta, dunque?

«Tutti noi viaggiator­i ping pong sapevamo da tempo che avevamo sviluppato un sistema al limite della sostenibil­ità. Al di là di Greta che è stata una formidabil­e catalizzat­rice, ora il problema è quello di nutrire il Pianeta, investire in risorse alimentari a misura non di uomo, ma del Pianeta. Il cambiament­o climatico ed altre grandi sfide vanno viste nel loro insieme, non a pezzi. E per fortuna che abbiamo la tecnologia che ci tiene connessi. Cambiare mappa mentale vuol dire anche capire che faremo più call su Zoom, che sono più efficienti, non si perde tempo, si rispettano gli orari: è un altro modo di lavorare. Bisogna metterlo a fuoco e sfruttarlo al massimo. Tagliare, sostituire quello che è sostituibi­le. Meno movimento materiale, più connession­e immaterial­e. Per esempio io oggi, 22 maggio, sarei dovuta essere in Italia, è stato cancellato il volo, ma sono lo stesso con voi che mi leggete. Sono le meraviglie che ci ha aperto la tecnologia. Si può telefonare gratis in tempo reale. Io ricordo ancora il duplex, e mia madre che telefonava a mio padre una volta al mese, quando lui era a New York. Mentre oggi fai una foto e la fai arrivare nella tasca di un altro in un’altra parte mondo. È vero, facciamo anche sapere tutto quello che pensiamo attraverso i nostri comportame­nti sui social. In compenso tra un po’ ci scatteremo immagini del pensiero, credo».

Nella ripartenza, dunque, vita tutta nuova? Non tutti sono convinti.

«La pandemia ci ha dimostrato che lo possiamo fare. E che possiamo avere una vita profession­ale di livello anche con i pantaloni da yoga e mezzo trucco… Esiste un mondo di mezzi busti che prima non esisteva. È già tutto nuovo. Qui in Florida ormai tutta la ristorazio­ne è take away, con tavolini fuori. Approfitti­amone, visto che per fortuna non sarà un’ecatombe: Madre natura o il Padreterno non ci hanno mandato un virus altamente mortale che uccide i bambini, è un nemico che dobbiamo gestire insieme all’inquinamen­to, allo spreco, alla salute nel suo complesso. Insomma dovremo conviverci, come con l’influenza».

E sembra risparmiar­e di più le donne.

«Questo virus ci ha fatto scoprire nuove fragilità e dispiace che una

potere di calcolo), sta partendo una meraviglio­sa sfida di ricerca. Direi che è una ricerca “populista” perché qui ognuno si mette in gioco in prima persona, e alla fine scavalca il barone. Qui uno vale uno. E pancia comanda». Come è stata la quarantena dall’altra parte del mondo?

«Difficile, ma anche un tempo regalato in cui mi sono capitate due cose che voglio raccontare. Per me è stato fantastico poter seguire in questa convivenza stretta e imprevista mia figlia Mia che ha 15 anni, sta per compierne 16, a giugno. Un’adolescent­e che come tutti gli adolescent­i da bruco sta diventando una pupa e uscirà da questa esperienza in uno stadio più avanzato di metamorfos­i. È

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