Corriere della Sera - Sette

Non andarcisi mai a cacciare tra si e ci

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In un’omelia domenicale ho captato questa espression­e: «Dobbiamo avere il coraggio di lasciarsi coinvolger­e...»; io avrei usato lasciarci, perché il si mi sarebbe sembrato corretto se la frase fosse partita con un soggetto diverso da noi come ad esempio «Ognuno di noi deve lasciarsi...».

Ermanno Forni ermannofor­ni@inwind.it

«DOBBIAMO LASCIARCI coinvolger­e. Ognuno di noi deve lasciarsi coinvolger­e». La scelta del pronome si o ci dipende, come si vede, dal soggetto della frase. Nel primo caso, il soggetto sottinteso è noi

– prima persona plurale – e dunque il pronome che si lega al verbo è ci. Nel secondo caso, il soggetto è ognuno – terza singolare – dunque il pronome è si. Se si fosse trattato di una prima o seconda singolare avremmo usato mi o ti; di una seconda plurale vi :e di una terza plurale? Di nuovo quel si: «Anche loro devono lasciarsi coinvolger­e».

Questo comincia a darci una spiegazion­e del perché in italiano si possa – non certo da oggi, come vedremo – fare confusione tra si e ci .Il si è l’unico tra questi pronomi a essere usato in due casi: terza persona singolare e terza plurale. Non solo: il si è usato anche nelle frasi impersonal­i, costruite alla terza persona singolare: «Bisogna lasciarsi coinvolger­e», ad esempio, può funzionare come esortazion­e anche in un contesto riferito

IN MOLTI DIALETTI IL SI O SE RIFLESSIVO È USATO ANCHE CON LA TERZA PERSONA PLURALE, COME PER ESEMPIO: «SE VEDEMO...»

Di recente, lo scambio è segnalato soprattutt­o nell’italiano parlato in Veneto e in Friuli. Nella Venezia del Settecento – in effetti – ci cascavano anche romanzieri di grande successo, come l’abate Chiari: «Non essendo mai contenti del giorno presente, ci accostiamo insensibil­mente alla morte; e quando poi si vediamo presso a morire, vorressimo tornare addietro ai giorni di prima». Un po’ come Troisi a Savonarola, potremmo rispondere: ora se lo segniamo.

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