SAINT LAURENT (QUASI) ADDIO A PARIGI STORIA DEL ˝DIAVOLO˝ E DEI SUOI EREDI
La Tour Eiffel come una giraffa, la Tour Eiffel passerella notturna immersa nell’acqua, la Tour Eiffel caleidoscopio di cristalli in movimento nella notte, ma postata sui social. Scelte di stile e di comunicazione. Forti e decise. Quelle dell’epopea che porta il nome di Yves Saint Laurent. La maison ha sempre cambiato con caparbietà le regole del gioco. Della moda e socio culturali. «Chanel ha dato libertà alle donne?», ricordava monsieur
Yves, «io ho dato loro il potere». Le donne grazie a lui possono indossare quello che vogliono: opere d’arte (l’abito Mondrian); ma anche i simboli della virilità maschile: lo smoking.
Si volta pagina
Siamo nel 1966, quando lo smoking fa la sua apparizione. Ancora due anni e scoppierà la contestazione studentesca. Monsieur Yves lo sente aleggiare nell’aria, come i profumi forti della sua terra d’origine l’Algeria. E sempre nel 1966 dà vita al progetto Rive Gauche, non solo un marchio con le proprie boutique di pret-à-porter, ma la volontà sociale di rendere la moda meno élitaria.
Sin dal 1961, anno in cui disegna la Giraffa/Eiffel per un libro per bimbi mai pubblicato e, rotti i rapporti con Dior dopo esserne stato il creativo, dà vita alla sua maison, c’è al suo fianco Pierre Bergé: l’Amour
(come il titolo del docufilm sulla coppia e la loro passione per l’arte, girato da Pierre Thoretton), di tutta la vita. Compagno, complice, amante e anche socio; con Bergé inseparabili sino al 2008, anno della scomparsa dello stilista a 72 anni. I segni lasciati da monsieur Yves sono forti, cambiando liberamente le regole. Come ci sono stati anche cambiamenti di proprietà. Nel 1999 l’ultima acquisizione: quella da parte di François-Henry Pinault, patron di Kering, di cui tuttora è parte la griffe. Al suo interno anche cambi di direzione creativa: Tom
Ford, Stefano Pilati ed Hedi Slimane. L’arrivo di quest’ultimo nel 2012 porta anche il cambiamento del nome: Yves viene eliso. Resta: Saint Laurent. Il mondo della moda e dei media restano colpiti. Un cambio di rotta forte, considerando la storia del marchio. Dopo quattro anni, lo stile iper prosciugato di Slimane pur avendo a sua volta dettato regole nel 2016 lascia il posto a quello di Anthony Vaccarello. Nel settembre 2019 eccolo sfilare all’ombra della Tour Eiffel: la passerella è una pennellata d’acqua su cui riverbera la notte di Parigi.
Parigi, rien ne va plus
Parigi, città a cui Vaccarello, di concerto con Francesca Bellettini, l’attuale amministratrice delegata del marchio, ha deciso di dire addio. Almeno per il 2020. «L’emergenza Covid-19 ha reso ancora più immediata la decisione. C’era bisogno di cambiare. I tempi maturi per farlo», ha detto lo stilista nell’annunciare alla fine di aprile 2020 che Saint Laurent non sfilerà nella capitale francese quest’anno e da ora seguirà un suo calendario autonomo. «L’anima parigina di Saint Laurent sarà sempre preservata. I tempi sono cambiati: collezioni dalle stagionalità differenti, capi nuovi in dialogo con quelli già presentati», ha spiegato lo stilista. La rilettura in chiave rock dello smoking di monsieur Yves focus della collezione sfilata all’ombra della Tour Eiffel. Questa anche protagonista dell’annuncio sui social. Le strutture metalliche illuminate diventano cristalli. Sulle travi sospese incede una modella in smoking. Si ferma. Osserva dall’alto Parigi e il mondo. Quasi una storia impossibile. E
è il volume patinato neo editato da Assouline in cui quest’epopea di stile è raccontata per immagini: i 100 modelli più significativi di Yves. C’è anche il disegno della Giraffa/Tour Eiffel. Uno dei 100 richiesti dall’editore Jacques Damase per il suo libro per l’infanzia, al futuro Saint Laurent. Titolo? Un premonitore: Un diable a Paris.