IL LORO PROTAGONISMO POTREBBE TRASFORMARLI IN CATALIZZATORI VITALI. MA DOVRANNO SENTIRSI ATTESI, ATTIVI E CAPACI
È come se si domandassero: «Che esco a fare?». È una domanda piena di senso: gli adolescenti, in questa emergenza, sono stati trattati al pari dei bambini di 6 anni, ovvero bloccati in casa, senza alcun ruolo e costretti ad un’obbedienza passiva. Avrebbero, al contrario, potuto essere protagonisti consapevoli, responsabili e coinvolti di attività a loro misura. Così come sono stati capaci, durante il lockdown, di coinvolgersi a tempo record in un nuovo modo di fare scuola, di dotarsi di tutorial di sopravvivenza per rimanere fisicamente attivi in casa, di costruire piccole comunità social con cui condividere in “sincrono” la visione di un film o la discussione su un libro, ora potrebbero diventare gli attori di progetti di micro-comunità in cui le loro energie e il loro bisogno di protagonismo possono essere trasformati in catalizzatori vitali per i loro contesti di vita. Un esempio? In questi giorni il festival letterario Mare di libri di Rimini, interamente dedicato ai ragazzi e gestito da loro, sta continuando tutte le sue attività per l’evento di quest’anno, che avverrà nel secondo week-end di giugno. Sarà online e non dal vivo. Sono i ragazzi a contattare gli autori, realizzare i testi, progettare gli incontri. Anche gli oratori di molte regioni, che nelle scorse estati hanno reso gli adolescenti protagonisti dell’animazione dei centri estivi, stanno lavorando per convertire quella formula basata su grandi numeri, in un’esperienza in cui non si perda il ruolo attivo, animativo ed educativo degli adolescenti. Nella prossima estate, la politica e i territori dovranno impegnarsi per inventare spazi di incontro e protagonismo in cui i ragazzi sappiano perché uscire, dove andare e cosa fare, là dove andranno. Dovranno sentirsi attesi, attivi e capaci. Ma serve che qualcuno li veda e li pensi come tali. Altrimenti, dopo la “sindrome della tana”, si ammaleranno della “sindrome dell’invisibile”.
parlare ai bambini dei temi più difficili attraverso l’educazione emotiva
Tabù. Come