Per me è in quarantena, per la sua ex no
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Caro Massimo, siamo insieme da circa dieci anni... tutte e due con matrimoni falliti alle spalle... lui lascia la compagna di sua iniziativa per stare con me... ma non ha mai interrotto veramente la relazione con la sua ex, nonostante sia andato ad abitare da solo dopo averla lasciata. Una vera ‘’amica’’, con tanto di telefonate, scambio di messaggi quotidiani e visite cadenzate settimanali. Ora, ai tempi del covid-19, lei a casa forzatamente dal lavoro, lui a casa nullafacente, la relazione si intensifica, il rapporto si stringe, telefonate lunghissime e visite... da ‘’congiunti’’ appena possibile. Ovviamente tutto negato a me, che sono la ‘’fidanzata ufficiale’’ e che non ho ancora la possibilità di poter ‘’offrire’’ convivenza in quanto vivo con mia figlia.
Non ritengo facile tornare con lui ‘’allegramente’’. Ho serie diffidenze, dal momento che la ex ha un lavoro a rischio: medico dentista. E ho seriamente paura di venire contagiata dal momento che, ne sono certa, il mio fidanzato la vede, pur negandomelo. Che fare? Parlare chiaro delle mie resistenze? che sono state classificate come gelosia ossessiva... mentre sono pura realtà? Come accettare un futuro possibile con un uomo che non ha mai troncato veramente la sua vecchia relazione?
Morosapersempre
GENTILE MOROSA
nei secoli infelice,
mi pare che il problema non
sia che lui è andato a trovare lei,
ma che in dieci settimane non gli
è mai passato per la testa di venire
a trovare te. Ignoro se la ex moglie
rientrasse ancora nella categoria
“congiunti”, a differenza della fidanzata
decennale non convivente,
o se il mestiere di lei consentisse di
truccare gli incontri furtivi da visite
mediche, mentre tu eri sprovvista
di camici bianchi. Però l’amore non
si fa con le carte bollate e le autocertificazioni. Non
vorrei che ti fossi concentrata ossessivamente sulla
loro relazione per non essere costretta a occuparti della
vostra. Appena vi rivedrete (forse nel frattempo lo
avete già fatto), dovresti cercare di capire che cosa vi fa
stare ancora insieme, a parte la fatica di lasciarvi. Sforziamoci
di essere adulti, dai: non credo che a tenerti
lontana dal tuo compagno possa essere il sospetto che
lui sia stato contagiato dall’alito della dentista. A irritarti
è la sensazione che quell’alito gli interessi ancora,
e comunque più di quanto gli interessi il tuo. Se sul
vostro amore splende il sole, non sarà la nuvoletta di
un’amicizia affettuosa con la sua ex a oscurarlo. Ma se
sopra di voi rimbombano i tuoni, anche una nuvoletta
può scatenare l’uragano. Vergognandomi con me stesso
per la mediocrità della metafora, auguro a entrambi
una splendida Fase Due, qualunque ne sia l’esito finale.
Mi pare che la questione stia in questi termini: lui è
contento di tenerti a distanza (lo faceva anche prima
del Covid, gestendo serenamente una relazione senza
convivenza da ben dieci anni) mentre tu desideri che
la vostra storia abbia uno sviluppo stringente. O trovate
un nuovo punto di equilibrio, oppure dovrete prendere
atto che desiderate cose diverse e augurarvi reciprocamente
buon viaggio. La fine della clausura sta
costringendo tante coppie, sposate
e non, a compiere la vostra stessa
scelta: o rifondare il patto su nuove
«STIAMO INSIEME DA 10 ANNI, SENZA CONVIVERE. ORA LUI HA INTENSIFICATO IL RAPPORTO CON L’EX, CON VISITE (FRA ˝CONGIUNTI˝) CHE A ME NEGA»
basi o accettarne la fine.
Caro Massimo, a inizio anno ho lasciato il tetto coniugale, in seguito a una grave crisi di coppia, e non avendo altro riparo a disposizione, mi sono rifugiato temporaneamente nella casa della mia famiglia di origine. Il lockdown mi ha trovato qui, e qui mi ha congelato, insieme
ai miei ormai anziani genitori, in una sconcertante condizione di tardiva seconda adolescenza, incastrata nella mia ormai incipiente mezza età. Qui con le poche cose che potevano entrare in un paio di valigie, nell’accampamento della stanza che mi ha visto bambino e ragazzino, con un trasloco in sospeso e l’abbigliamento di questo inverno, sottoposto allo stillicidio di elementi che permeano una sensazione persistente di regressione. E mi ha imposto la sospensione dell’attività lavorativa, libera, ad alto contenuto professionale ma infimo riconoscimento economico. Mancano i prerequisiti che consentano di uscire dal guscio di una situazione congelata, per abbracciare di nuovo una vita, anche al netto dell’età non più giovanile. Mi sento al probabile lockdown di un intero progetto esistenziale, perseguito negli anni con pervicacia, sicuramente inanellato di numerosi e gravi errori, ma caparbiamente e costantemente autentico. Qualcuno sa come potrà funzionare l’incontro tra sessi o generi, in futuro, mediato da mascherine, guanti monouso e sospetti di infettività?
Giorgio B.
CARO GIORGIO, non facciamoci prendere dal panico: la notizia della fine del mondo è lievemente esagerata. Prima o poi il vaccino si troverà e nel frattempo ci abitueremo a vivere, lavorare e amare con qualche precauzione. Tra murarti in casa come un eremita e baciare sulla bocca ogni estraneo che incontri per strada immagino possa esistere una opzione intermedia. Capisco che la clausura ti abbia sorpreso nel momento peggiore: appena separato e con un lavoro precario sul groppone. Ed è assolutamente comprensibile che adesso la vita ti sembri una salita che va a finire contro un muro. Per fortuna la realtà risulta sempre un po’ meno brutta di quanto la disegni la nostra immaginazione sotto l’effetto della paura. Sei senza amore, senza casa, senza lavoro, senza soldi e senza prospettive: il cortocircuito perfetto per disperarsi. Però, pur avendo il massimo rispetto per le tue difficoltà oggettive, mi rifiuto di credere che da qualche parte non esista la possibilità di fare una mossa sparigliante. Non ho ovviamente gli elementi per darti dei consigli concreti: di te so soltanto quello che hai scritto nella lettera. Ma se ti osservi dentro, sono sicuro che troverai qualcosa da cui ripartire. Prima però deve cambiare il tuo atteggiamento psicologico. Fare la vittima porta forse voti in politica, ma non porta fortuna. Il lamento e il giudizio sono i due più grandi nemici dell’essere umano. Se, come scrivi, senti di avere fatto fin qui le scelte giuste, non permettere alla crisi di cambiarle e vedrai che il tempo ti darà ragione. Se invece quella che chiami “autenticità” è stata, almeno in parte, una delle tante maschere che indossiamo per non vedere chi siamo davvero, magari questo è il momento buono per togliertela.