Bancroft, la prima cougar
Anne Bancroft si era appena tolta la camicetta e subito la mano di Dustin Hoffman uscì all’improvviso da dietro per posarsi sul suo seno. Così, per improvvisazione attoriale, non previsto dal copione, non richiesto dal regista o dalla seducente Mrs Robinson, ma per un impulso dell’attore
che già allora cercava il graffio interpretativo con assoluta insistenza. Anne rimase imperturbabile e forse sconvolta dentro, lui – come raccontò poi – rinsavendo fu preso da un attacco di riso e si allontanò voltandosi verso la finestra mentre il regista rideva a sua volta dietro alla macchina da presa. Ma nonostante il retroscena così frivolo e imprevisto la scena è passata sullo schermo come momento di grande intensità e si è aggiudicata da subito il diritto di entrare nella hit parade dei momenti topici della filmografia mondiale. E oggi come allora abita l’immaginario di ogni ragazzo che entra nella vita e di ogni donna che sta per dire addio al suo fascino e vuole testarlo ancora.
Allora Il laureato diretto da Mike Nichols rappresentò ancora di più di questo, un certo disagio giovanile anticipatorio delle vari proteste, una voglia di ribellione contro il perbenismo delle classi ipocrite e agiate dell’America affluente e di conseguenza del mondo occidentale. E il manifesto con la gamba in calza nera velata in primo piano (non era Bancroft, ma Linda Grey la futura Sue Ellen di Dallas) popolò molte camerette, simbolo di identificazione collettiva. E a 36 anni soltanto Anne Bancroft diventò la madre di tutte le cougar prossime venture, con lei che avanza in pelliccia leopardata fra le piante dell’hotel che ospita l’incontro clandestino con il giovane Benjamin (altra scena madre) e lui che si rende conto forse solo allora
conquistata dalla sua voce aggressiva, lo amava perché «assomigliava a mio padre e si comportava come mia madre». E in più la faceva ridere: fu un matrimonio solidale passato indenne attraverso tutte le tentazioni hollywoodiane, finì solo alla morte di Anne, per un tumore all’utero il 6 giugno 2005. «Nessun segreto» – raccontava lei, «siamo come tutte le altre coppie, con alti e bassi».
Insieme hanno interpretato anche, nel 1983, Essere o non essere, remake in farsa del capolavoro tragico di Ernst Lubitsch Vogliamo vivere!. Il loro figlio, Max, scrittore e sceneggiatore di successo
Night Live), era affetto da piccolo da una severa dislessia poco capita dalla scuola di allora, che la madre invece prese molto a cuore: «Rallentò in parte la sua carriera per assistermi e sostenermi.. Non solo mi ha dato la vita, ma me l’ha salvata!».