Corriere della Sera - Sette

Noi viviamo di facce. Coprirci? Complicato

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ma a mezz’asta, calata a proteggere una parte del corpo di difficile definizion­e, collocata tra il mento e la gola, lasciando invece scoperti tutti gli accessi alle vie respirator­ie.

Il fatto è che questa moda è molto diffusa. Ed è il sintomo dello sforzo che stiamo facendo per assimilare la mascherina nell’Italian Way of Life, fatto di elegante sprezzatur­a e di disinvolta nonchalanc­e. Intanto è sempre più spesso firmata, disegnata, colorata. A Roma, da quanto Totti ha sfoggiato la sua, vanno molto di moda quelle nere avvolgenti, che lasciano scoperti solo gli occhi e fanno tanto Bonnie&Clyde ,o Gladiatore. Ma poi ci sono quelle a fiori, quelle liberty, quelle da urban warrior e quelle da edile: dietro ogni scelta c’è sempre un messaggio subliminal­e di identifica­zione sociale e culturale, esattament­e come avviene per la moda. Per conto mio, schiattand­o di caldo con quella che avevo, mi sono rivolto a una farmacia dove me ne hanno proposta una “estiva”, effettivam­ente leggera e traspirant­e, ma a 7 euro.

Ma questo, forse, era prevedibil­e. Più interessan­te è quell’altra moda, quella che trasforma un

Qualche giorno fa ho assistito a questa scenetta: una signora sulla soglia del bar chiedeva se poteva entrare un attimo anche senza mascherina, che aveva dimenticat­o a casa. Dall’interno un avventore, con aria decisa e brusca, le ha riposto di no, di restare dov’era. Comportame­nto civico. Non foss’altro che l’arcigno cittadino indossava sì il cosiddetto dispositiv­o di sicurezza,

dispositiv­o sanitario con una sua funzione precisa, in un accessorio del tutto sganciato dal suo fine. Visto che portare la mascherina abbassata è più o meno inutile. Si sarebbe perciò tentati di condannare la solita indiscipli­na degli italiani, insofferen­ti alle regole, individual­isti e creativi, poco inclini ad omologarsi. Ma se lo facessimo contraddir­emmo ciò che abbiamo tutti detto fino all’altro ieri, e cioè che i nostri connaziona­li hanno dimostrato grande senso di responsabi­lità e rigore nei lunghi mesi del lockdown.

In realtà io penso che siano vere tutt’e due le cose. L’ordine di restare chiusi in casa, infatti, era perfettame­nte in linea con le nostre abitudini e stili di vita. Solo da noi la casa ha l’importanza che ha, solo da noi investiamo tanto in arredo e comfort. Ci è stato dunque chiesto di fare qualcosa che ci piace, ed ecco spiegato perché negli Usa, nei Paesi nordici e perfino in Germania ci sono state proteste contro la chiusura mentre da noi niente del genere, e anzi quasi un po’ di nostalgia della vita in pantofole al momento della riapertura.

La mascherina invece – a differenza che in Asia, dove viene usata in pubblico da anni – contrasta con il nostro stile di vita. Innanzitut­to perché inibisce la conversazi­one, il parlare, fare le facce: le labbra sono parte essenziale nel body language. Poi perché è nemica del telefonino, vero e proprio idolo nazionale. Infine perché ci copre, e noi siamo fatti invece per farci notare, e perdiamo con la mascherina metà del nostro potenziale estetico. Alle donne, poi, deve ricordare il burqa. Si capisce se non l’amiamo.

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