Ghini, candidato per un giorno
che era solo una provocazione, uno schiaffo, ha soltanto voluto ricordare al suo partito (è tra i fondatori) che nella Capitale ci sarebbe il piccolo problema di cominciare a trovare qualcuno in grado di contrastare la minacciosa ricandidatura di Virginia Raggi, sindaca di una città infetta e agonizzante ben prima della scoperta del coronavirus.
Agli occhi della Raggi, Ghini dev’essere apparso subito come un temibile avversario, un incrocio tra Palmiro Togliatti e Gian Maria Volonté: perché Ghini è bravissimo, molto amato dal pubblico per la sua abilità di passare dal cinema d’impegno civile al cinepanettone, dal teatro alla presidenza del sindacato attori, ai cortei con le bandiere rosse del Pci - è figlio di un partigiano, la politica vissuta come militanza, e infatti fu consigliere comunale, per cinque anni, con la giunta guidata da Francesco Rutelli.
Se Ronald Reagan, attore modesto, diventò Presidente degli Stati Uniti, Ghini potrebbe tranquillamente diventare sindaco di Roma e magari fare bene (dopo la Raggi, okay: meglio pure Rin Tin Tin). Solo che è lui stesso, Ghini, a dire no, guardate, mi bastava darvi una svegliata. Risultato: si sono svegliati al Nazareno? No. Zero. Nei retroscena, sui giornali, continuano a circolare nomi da paracadutare: David Sassoli, Enrico Letta, persino Giuseppe Conte.
E invece le candidature vanno costruite con percorsi e strategie: insomma con tutto quel faticoso lavoro politico che nemmeno più il Pd sembra disposto a fare. Sottovalutando non solo le gravi forme di masochismo che colpiscono, periodicamente, i romani (capaci di eleggersi nell’ordine: Alemanno, Marino e Raggi). Ma ignorando anche l’ultima lezione di quattro anni fa: quando cioè Casaleggio padre decise a tavolino che con un’ondata di bieco populismo avrebbe potuto mettere alla guida della più importante città d’Italia anche una sconosciuta signora, specializzata nel fare fotocopie in uno studio legale.
Il Pd vuole fare il bis? Non teme il personaggione che, prima o poi, Salvini tirerà fuori dal suo cilindro nero?
Massimo Ghini avanza la sua candidatura a sindaco di Roma, la butta lì, lascia che la notizia rotoli nei tetri corridoi del Collegio Nazareno, la sontuosa sede del Pd a pochi passi da piazza di Spagna, e poi, dopo un giorno, corregge il tiro: spiega