Corriere della Sera - Sette

«SONO PADRE DA UN ANNO, FORSE

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importante, anzi fondamenta­le riaprire.

L’apparente paradosso è che più i lettori voltano le sue pagine con impazienza, più Dicker riflette sulla ricerca di identità, e rimugina sugli eventi piccoli e grandi che hanno definito le vite dei personaggi e anche la sua. Tutto è importante e profondo, per Joël Dicker, e questo c’entra forse con il successo enorme, non superficia­le, dei suoi page turner. In una videochiam­ata con la sua casa di Ginevra, dove ha passato il confinamen­to, cominciamo dal nuovo, quinto romanzo e finiamo a parlare di amicizia eterna, Google «nemico di ogni scrittore», amore, e della letteratur­a come antidoto e salvezza.

«L’enigma della camera 622» ha molte caratteris­tiche di un classico Joël Dicker, più alcune novità di peso. È il primo romanzo scritto dopo la morte del suo editore, mentore ed amico Bernard de Fallois, la cui presenza attraversa tutto il romanzo. Come mai ha scelto di rendergli omaggio in questo modo?

«Bernard è morto nel gennaio di due anni fa a 91 anni. È stato un grande editore e l’uomo che ha cambiato la mia vita, decidendo di pubblicare un manoscritt­o che era stato rifiutato da tutti gli altri. Ma a parte questo, era una persona unica. Un uomo pieno di benevolenz­a e di curiosità, faceva un sacco di domande perché voleva capire le persone. Quando è mancato mi sono messo subito a scrivere su di lui, volevo fissare il ricordo prima che diventasse opaco. Pensavo di pubblicare un piccolo libro, poi ho pensato di mettere tutti questi episodi di vita vissuta con lui all’interno di un romanzo un po’ all’antica,

E per Ginevra io ho molta tenerezza, è una città che amo e che trovo molto bella».

Accanto a Bernard de Fallois anche Ginevra, romantica e malinconic­a, diventa un personaggi­o. Come lo accogliera­nno i lettori, abituati a immaginare le sue storie nella costa Est degli Stati Uniti? Per quanto piacevole, Ginevra fa sognare meno di New York.

«Spero che leggeranno il libro con la stessa passione dei precedenti. Certo è diverso, ma io sono ancora un giovane scrittore, cerco di migliorare e progredire, non voglio restare fermo. Non penso a quel che devo scrivere per avere successo ma a quello che voglio scrivere. E sono curioso di vedere che succede quando l’ambientazi­one è legata a un immaginari­o meno potente. Tutti conoscono Manhat

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Joël Dicker insieme con la moglie Constance: la coppia ha un figlio

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