Corriere della Sera - Sette

ORA STO DIVENTANDO ADULTO»

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tan, invece Ginevra richiede uno sforzo di immaginazi­one maggiore. Magari avrà una risonanza personale più forte, vedremo. In ogni caso dovevo provare».

Alcuni luoghi sono veri, altri inventati.

«L’Hôtel des Bergues, sul lago, è un albergo di lusso storico, ma il Palais di Verbier, dove si trova la camera 622 e dove si svolge larga parte dell’intreccio, è inventato. È Bernard che mi parlava di Verbier, una località sciistica; ci passava quando andava a trovare il suo amico Georges Simenon vicino a Losanna».

In questo romanzo molti personaggi sembrano tormentati dalla ricerca di identità, dal contrasto tra quel che la società si aspetta da loro e quel che vogliono veramente. C’è Macaire, erede designato e poi rinnegato della banca di famiglia, che si sente sempre inadeguato. Sua moglie Anastasia lo ha sposato facendo felice la madre, ma innamorata di un altro. Perché questa ossessione per la vera natura delle persone, per la verità?

«Forse, a 35 anni, sto diventando adulto. Da un anno sono padre, e mi pongo la questione della trasmissio­ne, dell’equilibrio tra la responsabi­lità di educare mio figlio e la paura di condiziona­rlo, di proiettare su di lui aspettativ­e e desideri. È un dilemma che è sempre esistito, e che da qualche anno si arricchisc­e di una nuova dimensione: non solo siamo chiamati a fare quel che la famiglia e la società si aspettano da noi, ma anche quel che i nostri follower desiderano. I like sui social media sono un terzo lato della nostra vita».

Lei sembra poco affascinat­o dalla tecnologia nella vita quotidiana. Nel romanzo non ci sono messaggi WhatsApp, quando gli amanti vogliono vedersi in albergo o progettano di scappare insieme si fanno arrivare bigliettin­i nascosti in mazzi di fiori.

«Immagini la persona amata che non si presenta a un appuntamen­to: crea una tensione, un mistero. Ma basta che l’altro avvisi del contrattem­po con un messaggio, ed è tutto finito. Io penso che Google sia il nemico di ogni scrittore: se io scrivo che il 19 gennaio a Ginevra ci fu un acquazzone, ci sarà qualcuno che andrà a controllar­e che tempo faceva a Ginevra il 19 gennaio. Le persone si bevono ogni genere di fake news, si fanno andare bene qualsiasi cosa vista su Facebook, ma poi usano Internet e Google per controllar­e di continuo una citazione o una data, magari durante una cena con gli amici. Google, o me

dell’epidemia e del lockdown. Come ha influito il confinamen­to su questo bisogno di verità? In fondo, dopo mesi passati su Zoom, le persone sembrano di nuovo alla ricerca del contatto fisico, più reale e meno virtuale.

«Non so che cosa resterà di questo periodo unico nella storia del mondo. È vero che tutti smaniamo per vedere di nuovo gli amici dal vero, forse siamo stufi di tutti i filtri di cui parlavamo prima. Ma è anche vero che questi mesi sono stati molto virtuali: abbiamo visto serate musicali e sessioni di sport casalingo, ma la vera sofferenza negli ospedali e il dramma dei quanti stanno perdendo il lavoro si sono visti poco».

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 ??  ?? Il nuovo libro di Joël Dicker: lo scrittore svizzero ha ambientato il suo ultimo romanzo a Ginevra, città dove è nato nel 1985. In alto Dicker, che ha vinto il premio Goncourt, con alcuni giovani membri della giuria
Il nuovo libro di Joël Dicker: lo scrittore svizzero ha ambientato il suo ultimo romanzo a Ginevra, città dove è nato nel 1985. In alto Dicker, che ha vinto il premio Goncourt, con alcuni giovani membri della giuria
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