Corriere della Sera - Sette

«PER AMORE SI MENTE SEMPRE»

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bisogna comunque migliorarl­o. Questo modo angosciato di rapportars­i al giudizio degli altri, questa necessità di ottenere l’approvazio­ne di sconosciut­i mi sembra una caratteris­tica inquietant­e della modernità».

Alla fine, accanto ai mille colpi di scena dei suoi romanzi, lei sembra molto preoccupat­o di cose profonde come la verità, la sincerità, la realtà, la profondità dei sentimenti. Uno dei suoi personaggi, Lev, non si presenta apposta a un appuntamen­to per accrescere il desiderio dell’amata Anastasia, e lo teorizza pure. Anche lui usa una specie di filtro.

«È una questione che mi affascina. Mi fa sorridere come siamo pronti a mentire per amore, come siamo inclini a dare un’immagine un po’ falsata di noi stessi. Quando

una persona che ci interessa ci chiede che facciamo di solito la domenica, rispondere­mo che andiamo a vedere mostre, quando probabilme­nte restiamo a letto fino alle due a guardare la tv. È un gioco che fanno i miei personaggi, e che mi fa sorridere».

Lei si sta rivelando un moralista, Joël Dicker. Prende tutto sul serio, tutto è importante per lei.

«È così. Tutto è importante, le piccole cose effimere della vita quotidiana e gli enigmi di una camera d’albergo rispolvera­ti dopo anni. Ogni momento andrebbe affrontato sapendo che alla fine il risultato siamo noi. Credo che il punto sia conoscersi meglio per accettarsi. Andare al nocciolo delle cose, non mentire né a sé né agli altri, senza arroganza e senza troppe finzioni».

Lei ha scritto questo libro prima

In questo contesto, perché scrivere e leggere un libro di quasi 600 pagine con un’atmosfera alla Agatha Christie? È un atto di resistenza contro i tempi dei social media?

«Credo davvero che la letteratur­a possa salvarci dall’abbrutimen­to. Il lettore conta quanto lo scrittore, è un atto creativo, ognuno ci mette la sua immaginazi­one e la lettura è ormai uno dei rari momenti in cui una persona può essere in pace con sé stessa, senza distrazion­i. Non c’è bisogno di riservare tre ore al giorno ai libri, basta tenere un romanzo in tasca e dedicargli quei 15 minuti in coda alla posta o in attesa dal dentista, quel tempo che di solito si perde in scrolling nervosi sui social media. Tutti amano leggere, solo che alcuni ancora non lo sanno».

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