No ai virologi star, sì ai medici di fatica
Ho percepito una reazione, come si dice, di pancia, ingenerosa, regressiva. E invece no, il contrario. È che a me piace una scienza interventista, impegnata, che si arrabatta con quello che ha a disposizione per fornire le risposte migliori. Mentre loro sono gelidi, con in testa modellini, diagrammi, protocolli, indici, e lasciano soli gli scienziati che invece continuano a piacermi moltissimo, i medici in prima linea che curano, salvano vite, consolano chi soffre, si disperano per una vita che non sono riusciti a salvare. A questi scienziati della clinica, insieme a quelli che, senza pubblicità e palcoscenici, lavorano come matti nei laboratori per mettere a punto, e chissà se ci riusciranno, il vaccino che ci salverà, dovrebbe andare la gratitudine di tutti.
Poi c’è invece la categoria di chi cerca la purezza di un modello teorico sulla pratica generosa della clinica. Per esempio, alcuni medici, di cui è nota la competenza e non un gruppo di ciarlatani, sostiene che molti malati hanno ricevuto giovamento dal plasma iperimmune donato dai contagiati poi guariti. Può essere un dato incoraggiante, e sarebbe bello sapere se i medici nel mondo si parlano tra di loro, se possono avvalorare o meno i risultati di una ricerca sul campo visto che i contagiati si contano a milioni e la base quantitativa per una sperimentazione di queste terapie è molto più ampia di quella che si può ottenere in un solo ospedale.
E invece? E invece freddezza, distinguo, obiezioni speciose, richiami a modelli teorici astratti. Non è detto, non è da escludere, abbiamo qualche dubbio, non è sicuro al cento per cento, c’è il pericolo di effetti collaterali, occhio alle infezioni che si potrebbero trasmettere, se, ma, occhio, non è detto. Certo, prudenza. Ma la sicurezza non l’avranno mai. È forse sicuro che la chemioterapia possa guarire dal cancro oramai in fase avanzata? No, non è affatto sicuro, anzi purtroppo è il contrario, non si guarisce, si muore, non si cura. Ma ci si prova lo stesso, si calibra il dosaggio dei farmaci, si cerca di ridurre al minimo gli effetti collaterali. L’impegno dei medici è commovente, sanno di avere a che fare con un caso disperato, ma fanno di tutto per smentire le previsioni più fondate. Un altro esempio: il rischio di infezioni connesso alla trasfusione del sangue. Sacrosanta preoccupazione. Ma non è sempre così quando si fanno delle trasfusioni di sangue? Dovremmo interdire questa pratica clinica che ha permesso di salvare molte vite perché
Finalmente ho capito perché mi irrita tanto la compagnia di virologi ed epidemiologi che in questi mesi terribili fanno passerella in tv, tranne rarissime eccezioni come il professor Galli, senza mai dare una risposta chiara. Ho temuto che fosse cresciuta in me una vena di rancore antiscientifico.