AMORE AI DOMICILIARI PER FUGGIRE DA SÉ STESSI
Otto anni di invecchiamento. E come per i vini il risultato ci guadagna. Emiliano Corapi ne ha fatto passare di tempo per approdare all’opera seconda dopo il buon debutto di Sulla strada di casa (2011). Il regista e sceneggiatore romano, 50 anni, trova una sua dimensione felice di racconto con questo L’amore a domicilio. Dopo tanta attesa non ha purtroppo avuto la soddisfazione della sala, ma a oltre un anno dall’apparizione al Bari Film Festival il film ora affronta la strada dello streaming (è su Amazon Prime Video da mercoledì scorso). Renato e Anna sono due over 30 che arrancano nella vita in modi diversi. Lui più riuscito sul lavoro, dove si muove con intelligenza e aggressività da carriera, mentre nei rapporti umani è incerto e cerca scorciatoie per non mettersi in gioco; lei, siciliana fragile dal carattere fintoduro, agli arresti domiciliari in un appartamento angusto (che divide con la madre poco amata), per una rapina commessa col suo ex francese per il quale scappò da casa a 17 anni. Con Renato si incontrano per caso in una rara uscita di lei. È Anna a “rimorchiarlo”. Lui accantona lo stupore quasi subito, accorgendosi di aver trovato la scorciatoia perfetta: una donna tutta per lui, senza rischi perché rinchiusa in quelle stanze. Poi però la vita fa di testa sua e il gioco non lo controlli più. Liberati, già apprezzato in Cuori puri, è convincente con quella faccia tra Di Maio e Nino Manfredi. Miriam Leone ritrova la sua adorabile “veracità” di ragazza catanese. Quello di Corapi è cinema non banale. Le scene d’azione, però, non sono il suo.
LA FRASE
Regia di Emiliano Corapi con Miriam Leone, Simone Liberati, Fabrizio Rongione