IDENTITÀ. OGGI PERÒ È UN PRIVILEGIO»

go ho mutuato il senso di famiglia allargata, la cooperazione. Il rugby mi piace proprio perché credo nel gruppo. Per questo sottolineo che il riconoscimento ricevuto non è solo mio, ma di tutti i volontari». Mai stato vittima di razzismo? «Qualche volta. Non è solo un problema dei neri, riguarda l’intera società».

La discriminazione non ha risparmiato neppure Faiah En Degwy. Venticinquenne italo egiziana, nata e cresciuta a Roma, laureanda in Medicina (tesi in Chirurgia d’urgenza), fenomeno web per i suoi rap free style sulla responsabilità sociale e prossima alla pubblicazione di un libro con Mondadori. «Alle elementari essere “un mix” mi pesava, i compagni mi sfottevano», rivela. «Poi ho scoperto l’arma dell’ironia. Prendendomi in giro da sola non avrei lasciato spazio agli altri. Ho iniziato a scherzare sui cliché razzisti. Se vedevo uno zaino incustodito dicevo “Regà giuro che non ho piazzato una bomba”». Faiah, fisicità da Beyoncé e senso dell’umorismo romano doc, deve la celebrità social a papà Mohamed, che ha raccontato per anni su una pagina Facebook. La cosa più bella di avere origini diverse? «Ho la mente aperta e faccio sempre festa: Natale, Pasqua, Ramadan».

Più riflessiva Elisa Macellari, 39 anni, illustratrice, mamma thailandese e papà di Perugia. «Ho sempre avuto grande attrazione verso le origini materne, anche se non parlo la lingua. La mia formazione è italiana, ma nei tratti del viso, nel muovermi in silenzio, nei colori che amo, nel senso estetico mi sento orientale». Elisa ha cercato di unire le radici nel suo lavoro di artista. «Le pitture murarie come il Ramakien somigliano agli affreschi di Giotto con cui sono cresciuta in Umbria. Mi ispiro a quelle linee». Da poco più di un mese è mamma di Sirio Atlas a cui vuole trasmettere anche la cultura thailandese: «Non mi importa se per lui è diluita, è parte di me ed è un valore aggiunto». Eccolo qui un altro Miraijin, un italiano nuovo.