Corriere della Sera - Sette

«LA RAZZA, IDEA INFONDATA»

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E poi varie mescolanze: una tra individui che provenivan­o dal Caucaso e dal Medio Oriente e individui che vivevano in Toscana e in Lazio 3000-2100 anni fa; un’altra, avvenuta 2050-1650 anni fa, tra individui di ascendenza nord-centro europea e individui che vivevano nell’Italia centro-settentrio­nale. Infine un incrocio, mille anni fa, tra individui di ascendenza nordafrica­na/nord-centro europea con individui che vivevano nell’Italia meridional­e ed in Sicilia».

La memoria genetica può documentar­e il passato: cosa è in grado di dire sul futuro?

«La conoscenza del nostro genoma ci dice ancora molto poco su chi siamo e sul nostro futuro. Ma se il programma della nostra vita il nostro destino non è

— — chiave è che tali reti abbiano una loro vita autonoma, delle loro regole non specificat­e dal Dna, e che la comprensio­ne di tali regole stia emergendo come uno dei campi di ricerca più affascinan­ti, una memoria genetica proiettata nel futuro in una contaminaz­ione tra genetica e neuroscien­ze».

Il concetto di razza umana non ha fondamento scientific­o: è uno dei risultati del suo lavoro di ricerca con Cavalli Sforza. E quello di identità etnica?

«Che il concetto di razza umana non abbia fondamento scientific­o non è sufficient­e. È il caso di interrogar­si sul motivo per cui lo stereotipo della razza sia così difficile da estirpare. Permane una contraddiz­ione non ancora risolta tra l’evoluzione biologica che premia la mettersi la coscienza a posto riafferman­do che le razze non esistono. Penso che quando si parla di razzismo si allude non ad un unico, ma a diversi fenomeni, completame­nte indipenden­ti dall’esistenza o meno di “razze”, “identità etniche”, popolazion­i, o come in altro modo si vogliano definire i segmenti diversi per storia o geografia della nostra specie unica di Homo sapiens. Alla radice del razzismo sta la risposta ad un problema più fondamenta­le, che né la scienza né la legge possono da sole risolvere: dobbiamo augurarci una società culturalme­nte omogenea o una società multicultu­rale? La natura, e forse anche la cultura, ci hanno indicato che le strategie miste possono fornire maggiori vantaggi».

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