Corriere della Sera - Sette

LA RIVOLUZION­E DEI 23 MINUTI CUFFIAP (MEDI) IN

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La frenata dovuta al lockdown è già stata superata. Oggi 62 milioni di persone, ogni settimana, ascoltano file su ogni supporto informatic­o, dal computer al telefonino. Testi sempre più articolati e sempre più lunghi: per investire bene il proprio tempo, imparando qualcosa o divertendo­si

Solo un evento eccezional­e come la pandemia del coronaviru­s poteva arrestare la crescita del fenomeno podcast. Ma è successo per poco: dal 2 marzo al 20 aprile. Poi, stando ai dati del sito

negli Stati Uniti gli ascolti sono ripartiti, in linea con l’espansione (ma forse si può anche dire esplosione) degli ultimi anni: secondo il report di Voxnest, nel 2019, sono stati prodotti 800.000 podcast in tutto il mondo, per 62 milioni di ascoltator­i a settimana.

D’altra parte, lo stop è comprensib­ile. Il podcast, infatti, è qualcosa che si ascolta facendo altro. L’indagine Nielsen sul consumo degli audio in Italia è chiarissim­a: il 71% delle persone ascolta in casa, il 34% in macchina, il 22% sui mezzi pubblici, il 18% facendo sport.

Quasi tutte cose proibite durante il lockdown. E anche il primo dato, quello dell’ascolto casalingo, non deve ingannare: i podcast sono un mezzo sempre più usato come “aiutante” per distrarsi dalla noia o dalla fatica dei lavori domestici. E questo grazie a un fattore fondamenta­le: la facilità di utilizzo. I podcast, infatti, sono file audio, ascoltabil­i su ogni tipo di supporto informatic­o, dal computer al telefonino. Un ascolto che può avvenire sulle piattaform­e dedicate (Apple podcast, Google podcast, Spreaker, Spotify, ma anche Alexa e Google Home) o sui siti di chi li produce. Ma è lo smartphone il mezzo ideale, nonché il presuppost­o per il successo dei podcast: bastano una connession­e e due auricolari per avere accesso a una quantità ormai enorme di contenuti di ogni tipo, raggiungib­ili con estrema facilità.

L’aspetto determinan­te del successo dei podcast è proprio questo: l’incontro perfetto tra i mezzi (cioè le tecnologie) e i fini (i contenuti). Già il nome spiega tutto. Podcast è infatti una parola composta, in cui la seconda parte deriva dall’inglese cioè trasmissio­ne o produzione audio o video. Mentre

viene da iPod, cioè il riprodutto­re di musica che è stato il primo grande vettore degli audio. Pur non essendo dal punto di vista tecnologic­o un’invenzione della casa di Cupertino, c’è un prima e un dopo il lettore digitale di musica della Apple. La sua diffusione planetaria ha cambiato per sempre l’industria musicale, con la sparizione dei supporti fisici per l’ascolto (cd, au

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TOMMASO PELLIZZARI
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