Corriere della Sera - Sette

DISTRUZION­E

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Quando sento dire che, in un modo o nell’altro, siamo tutti matti da una parte approvo l’implicita democratic­ità dell’affermazio­ne, dall’altra però mi infastidis­ce un sospetto di dilettanti­smo. Se dicessimo che in fondo tutti siamo ginnasti, un vero ginnasta potrebbe obiettare: ma tu, quanti addominali fai? Quante volte al giorno volteggi sulle sbarre? Anche i disturbi mentali, per essere pienamente realizzati, esigono predisposi­zione e tenacia. E come tutte le forme d’arte, anche le nevrosi hanno i loro sconosciut­i Michelange­lo e Beethoven. Quanto alla particolar­e categoria dei cosiddetti ossessivi, bisogna comunque riconoscer­e che, tra le grandi famiglie dei nevrotici, il loro è un mondo a parte, una specie di raffinata aristocraz­ia. In quelle stupende conferenze del 1915 che diventaron­o l’Introduzio­ne

Sigmund Freud sembra fregarsi le mani mentre introduce l’argomento, affermando che nemmeno la più sbrigliata fantasia di poeta o di psichiatra avrebbero mai potuto inventare dal nulla una tale complessa e volontaria complicazi­one della vita: «Nessuno si risolvereb­be a crederci», assicura Freud. A differenza di altre nevrosi, quella ossessiva è puramente mentale, nel senso che non produce nessuna somatizzaz­ione. Ma c’è di più: non determina nessun comportame­nto che un osservator­e temporaneo o superficia­le non possa scambiare per normalissi­mo, senza nemmeno farci caso. Ma citiamo qualche riga del padre della psicoanali­si, che era anche un sommo scrittore: «Ciò che l’ammalato esegue realmente

le cosiddette azioni ossessive —

è molto innocuo, certamente — insignific­ante; si tratta perlopiù di ripetizion­i, complicazi­oni cerimonial­i, di attività della vita ordinaria, ma attraverso le quali certe operazioni necessarie per andare a letto, il lavarsi, il vestirsi, l’anda

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