A qualcuno non piace che dia acqua ai fiori Il maghetto “laureato”
SCRIVE ROBERTO ESPOSITO: «La protagonista di Cambiare l’acqua ai fiori, si chiama Toussaint (non Touissant, come ha scritto lei) che in francese indica il giorno di Tutti i Santi, non il giorno dei Morti (come sostiene lei)!».
Una nota al bellissimo romanzo di Valérie Perrin dice: «Toussaint significa Ognissanti, tuttavia in Francia è il giorno in cui tradizionalmente si vanno a onorare i defunti. Nel linguaggio corrente, quindi, Toussaint equivale a “giorno dei morti”».
CLAUDIO RASTELLI: «HO VISTO con stupore il voto a Cambiare l’acqua ai fiori: 10+10. Il blurb da lei sancito è fuori contesto. Si può doppiare scrittori come Camilleri e Simenon? Non dimentichi che lei scrive per il più autorevole quotidiano italiano. Dopo la sua pagella, guarda caso, il libro è balzato in testa alle classifiche. La sua misura e autorevolezza non dovrebbero mai essere messe in discussione. Meglio una sonora stroncatura in più che uno scomposto elogio. Con immutata simpatia».
Mah! Se si sparla, si è misurati e autorevoli. Se si loda (i famigerati blurb), si è scomposti e discutibili. Continuiamo così, facciamoci del male.
HO SCRITTO (scompostamente?) che Harry Potter è già un classico («Signori si nasce e io modestamente lo nacqui» diceva Totò). Mariagrazia Mazzitelli, direttore editoriale di Salani (che pubblica Harry), scrive: «Grazie per il “classico” alla Rowling, adesso lo è davvero e per sempre, lo ha detto lei. Nel 2002 era da poco scoppiato il successo di Harry Potter e Silvana Ottieri mi invitò a parlarne alla Fondazione Mauri. Ero molto giovane e piena di paura (mi preparai come per un esame universitario). Dissi senza esitazione che Harry Potter sarebbe diventato un classico, aveva tutti gli ingredienti, e lo difesi a spada tratta in un consesso di dame dell’editoria che criticavano la saga e il fenomeno, ma che non avevano sbirciato neanche una riga (esclusa la luminosa padrona di casa, sempre pronta a capire il nuovo). La Rowling aveva avuto successo e quindi bisognava darle contro (anche perché era un libro per ragazzi e quindi nel ghetto del genere)».
Qui ci starebbe bene un discorso solenne alla Albus Silente. «Prima di dare inizio al nostro banchetto, vorrei dire qualche parola. E cioè: Pigna, pizzicotto, manicotto, tigre! Grazie».
MOLTI LETTORI SCRIVONO sulla defunta rubrica Passaparola. Lettere bellissime (voglio essere scomposto) come questa di Giulio A. Borgatti: «Appartengo a una famiglia di voraci lettori che da anni la seguono come groupie urlanti, soddisfatti ora più ora meno dei libri consigliati, ma sempre delle recensioni. Da quando, purtroppo, il babbo ha avuto un peggioramento della vista, che gli impedisce di leggere, abbiamo un appuntamento settimanale con le sue rubriche. Vengono lette a voce alta il sabato dopo pranzo, come l’Ariosto nel salotto di Madame de Sévigné. Ci è dispiaciuto scoprire che Passaparola non c’è più. Profittiamo dell’occasione per salutarla come un vecchio compagno dei nostri pomeriggi».
Grazie di cuore e mi saluti tanto il babbo.