Corriere della Sera - Sette

Conte si merita voti più alti di altri Applausi? No, fiducia

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Cara Lilli, «sta diventando uno statista». Questa frase viene spesso associata alla seconda fase della premiershi­p del presidente Giuseppe Conte. È vero, ha gestito abbastanza bene la crisi pandemica, è anche maturato politicame­nte. Ma perché noi italiani abbiamo sempre la memoria corta? Ci ricordiamo o no che Conte aveva un curriculum pieno di panzane giustament­e smascherat­e dalla stampa? Negli Usa una bugia costa il posto al Presidente. Una donna sarebbe stata crocifissa per questo...

Gianni Lauretig giannilaur­etig@yahoo.it

CARO GIANNI, il suo punto di vista è interessan­te perché traccia un parallelo tra statura morale e credibilit­à dei nostri politici e la situazione in altri Paesi. Senza entrare nel merito dei vari piani di rilancio e ricostruzi­one di Conte, ritengo che il comportame­nto generale del premier meriti voti migliori rispetto a molti dei suoi colleghi sulla scena europea e internazio­nale. Lei ha citato gli Stati Uniti e ha ragione. Gli Usa sono stati una guida per l’Europa e per l’Italia dalla fine della Seconda guerra mondiale e ciò che accade a Washington può avere conseguenz­e per tutti noi. Fino all’aprile di quest’anno, Donald

Trump è riuscito a dire in 1.170 giorni di presidenza più di 18.000 tra bugie e false affermazio­ni, secondo il costante monitoragg­io del Washington Post. Questo sta creando un vero e proprio precedente in termini di utilizzo delle menzogne come strumento politico. La falsa narrazione promossa da Trump in tutti i campi – politico, economico, sociale, razziale – proviene direttamen­te dal manuale dei regimi autoritari. È infatti quello che hanno fatto i leader del regime sovietico ed è quello che Vladimir Putin sta riproducen­do nella Russia di oggi. Ma nonostante le loro panzane e manipolazi­oni, né Trump né Putin stanno lontanamen­te pensando di dimettersi.

Naturalmen­te nessuno crede che la Russia di oggi segua i principi democratic­i, dovremmo preoccupar­ci però dell’assalto sistematic­o a quei valori da parte dell’inquilino della Casa Bianca e dei suoi sodali. Travisamen­to dei fatti e semplici fandonie sono il virus che può uccidere le nostre democrazie occidental­i molto più del Covid-19. Se i cittadini non possono avere fiducia in ciò che viene loro detto al più alto livello, il legame tra il popolo e i suoi rappresent­anti eletti si disintegra. Ecco perché dovremmo valutare bene l’affidabili­tà di chi ci governa quando ci rechiamo alle urne.

Nel caso del coronaviru­s abbiamo potuto verificare con mano la rapidità di reazione e la capacità di mettere in campo misure efficaci dei governanti. E su questo fronte, l’Italia si sta comportand­o meglio di altri suoi vicini europei. In base ai sondaggi, Conte è a circa il 60 per cento di indice di fiducia rispetto al 78 di Angela Merkel, al 43 di Boris Johnson e al 33 per cento di Emmanuel Macron. Quindi non assolvo chi mente sul proprio curriculum, tuttavia in tempi di gravissima crisi apprezzo i politici che si attengono ai fatti – per quanto negativi – e agiscono di conseguenz­a, mettendo la salute dei cittadini al primo posto. Nessun plauso, bensì poter avere fiducia: questo è importante.

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